Il Museo Egizio di Torino, custode di un patrimonio inestimabile, prosegue il suo percorso di continua evoluzione, un processo dinamico che lo vede costantemente aggiornato alla luce di nuove scoperte e riflessioni critiche. Il recente riallestimento delle sale dedicate alla tomba di Iti e Neferu e alla figura della principessa Ahmose, rappresenta un capitolo significativo di questa trasformazione, frutto di un’approfondita revisione delle fonti archivistiche, di scavi inediti nei depositi e di una rinnovata sensibilità museologica.Il progetto non si limita a un mero aggiornamento espositivo; si configura come una riflessione profonda sul ruolo del museo nell’era contemporanea, interrogando le modalità di presentazione del patrimonio culturale e ponendo al centro l’etica dell’esposizione dei resti umani. La copertura con un delicato telo di lino della mummia della principessa Ahmose, gesto simbolico e innovativo, ne è l’espressione più evidente, testimoniando un cambiamento di paradigma che ripensa il rapporto tra istituzione e oggetto museale.Il ritrovamento di una pittura murale precedentemente sconosciuta, appartenente al ciclo decorativo della tomba di Iti e Neferu, arricchisce il racconto visivo di un’epoca, offrendo nuove chiavi di lettura sulla vita e le credenze dell’antico Egitto. Parallelamente, la scoperta dei calzari in cuoio attribuiti alla principessa Ahmose, databili alla XVIII dinastia, fornisce dettagli significativi sulla moda e l’artigianato dell’epoca, offrendo uno sguardo intimo sulla vita quotidiana di una figura chiave del panorama egizio.Il direttore del museo, Christian Greco, sottolinea come questo rinnovamento si inserisca in un piano più ampio di ripensamento dell’intera collezione, un processo continuo che coinvolge la ricerca, la sperimentazione e l’innovazione. “Un museo vivo – afferma – è un museo che ricerca, che si evolve, che non si accontenta di ciò che è stato acquisito.” La priorità museologica è ora orientata a integrare una riflessione etica sempre più profonda, che tenga conto delle implicazioni culturali e morali legate alla conservazione e all’esposizione di reperti funerari.La ricostruzione dei corredi funerari, lungi dall’essere una semplice operazione scientifica, assume il significato di un atto di rispetto verso coloro che hanno vissuto in un’epoca lontana. Si tratta di trattare i reperti non come oggetti inerti, ma come testimonianze tangibili di vite interrotte, di aspirazioni, di credenze. La presidente Evelina Christillin, eco di questo sentire, ribadisce l’impegno del museo a rafforzare la propria identità di istituzione archeologica, valorizzando anche i frammenti più piccoli e apparentemente insignificanti.Il museo guarda al futuro, con progetti ambiziosi come la celebrazione dei 120 anni dalla scoperta della tomba di Kah e Merit, un’occasione per rinsaldare il legame con la comunità attraverso una campagna di crowdfunding, simbolo di una partecipazione attiva alla salvaguardia e alla promozione del patrimonio egizio. Questa iniziativa testimonia la volontà di un museo dinamico, aperto al dialogo con il pubblico e costantemente alla ricerca di nuove modalità per narrare la grandezza e la complessità dell’antico Egitto.
Museo Egizio Torino: Nuove Scoperte e Riflessioni Etiche
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