venerdì 3 Ottobre 2025
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Sabrina Capucci: Tra Silenzi Materni e Ricerca d’Identità

Per lungo tempo, il cordone ombelicale del silenzio ha legato la mia voce alla figura materna.
Ora, la possibilità di narrare quella relazione, una volta intrisa di dolore e inespressa, si presenta come un atto di liberazione, una resa dei conti non giudicante.

Sabrina Capucci, 63 anni, figlia di Catherine Spaak e Fabrizio Capucci, erede di un’eredità stilistica e creativa che affonda le radici nell’Alta Moda con il nonno Roberto, ha scelto Torino, la libreria Belgravia, come palcoscenico per questo racconto intimo.

In dialogo con Roberto Rossi Precerutti, amico e poeta, Sabrina ha presentato le sue raccolte “Lungo fiumi di luce” e “Recinto di pena e altri petrarchismi”, offrendo al pubblico anche versi inediti, velati di una malinconia ricercata.
L’abito Capucci, indossato con rispetto, quasi un omaggio a un’eredità complessa, sembra voler celare un passato di silenzi e disillusioni.

Sabrina Capucci, spiritual coach e attrice che ha lavorato con maestri come Ronconi, ha vissuto per anni in un isolamento volontario, trovando rifugio in una provincia umbra.
Del rapporto con la madre, definisce un “non-rapporto”, una distanza emotiva marcata da rare occasioni, spesso strumentali, volte a preservare l’immagine pubblica.

La presunta vicenda del “rapimento” si rivela un’interpretazione errata di dinamiche familiari delicate.

Sabrina non indulge in condanne, comprendendo le difficoltà di una madre giovanissima, appena diciottenne al momento della sua nascita.

Il supporto paterno, l’amore incondizionato della famiglia Capucci, hanno rappresentato un ancoraggio sicuro, mitigando le ferite del “non-rapporto”.
Un dettaglio significativo è l’unicità dell’affidamento di una neonata al padre piuttosto che alla madre, un evento raro per l’epoca.

L’amore per il padre si è nutrito del suo spirito creativo e di quella peculiare forma di narcisismo che stimola l’espressione e la profondità.
La creatività e la riflessione esistenziale sono state trasmesse anche dallo zio, alimentando la sensibilità artistica di Sabrina.

Gli incontri torinesi hanno visto anche la lettura di brani tratti dal volume “Groenlandia e altri ghiacci”, un’antologia che esplora il paesaggio artico attraverso racconti e immagini.

Il libro, frutto di un viaggio in Groenlandia, intreccia il presente di quei luoghi con i sogni e le ambizioni degli esploratori del passato, desiderosi di raggiungere il Polo Nord.

La narrazione si fa dunque specchio di un viaggio interiore, un percorso alla ricerca di identità e di significato, illuminato dalla bellezza fragile e potente del mondo che ci circonda.
Un viaggio che, come un iceberg, rivela solo una parte della sua complessità.

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