giovedì 24 Luglio 2025
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Vallo della Lucania: Censura, Arte e una Comunità Ribelle

L’inattesa censura di un’opera d’arte contemporanea ha acceso un dibattito acceso a Vallo della Lucania, innescando una risposta vibrante dalla comunità locale.

Max Magaldi, artista torinese noto per la direzione artistica del festival di comunicazione memetica Memissima, si è trovato a dover riorganizzare l’esposizione della sua installazione “Vainglory” dopo un divieto imposto dal vescovo Vincenzo Calvosa, in concomitanza con l’intronizzazione di San Pantaleone.
La decisione, comunicata durante l’omelia, ha suscitato la delusione del curatore Simone Sensi e di altri artisti coinvolti nel festival Ecateion, dedicato alla dea greca Ecatè, in apparenza al centro di un fraintendimento.

“Vainglory”, primo capitolo del progetto “theVices” che esplora i sette vizi capitali nell’era digitale, si presenta come una riflessione critica sulla crescente ossessione per l’auto-rappresentazione online.
Lungi dall’essere una rappresentazione della dea Ecatè, l’opera si propone come un’indagine sulla cultura della condivisione, un fenomeno che permea profondamente le nostre vite, spesso confondendo l’autentica espressione con un rumore di fondo incessante.

L’installazione, un’affascinante scultura sonora e visiva, è composta da ben 130 smartphone, gentilmente forniti da REapp, che interagiscono tra loro creando un’orchestra di suoni e immagini in continuo movimento.
Questa composizione dinamica oscilla tra momenti di apparente caos e periodi di armonia, invitando lo spettatore a interrogarsi sul ruolo della condivisione nel plasmare la nostra identità e le nostre relazioni.
Magaldi intendeva stimolare una riflessione profonda sul rapporto tra l’individuo, la tecnologia e la ricerca di validazione sociale.
Il divieto improvviso ha provocato una reazione immediata e inaspettata.

La cittadinanza di Vallo, dimostrando un’inclusività e un’apertura mentale ammirevoli, ha spontaneamente offerto il proprio sostegno, ospitando l’opera in un’abitazione privata e poi riallestendola in modo creativo presso Palazzo Iannotti, trasformando l’evento in una celebrazione collettiva.

“Sono dispiaciuto per questo divieto, ma profondamente grato per la risposta della comunità,” ha dichiarato Magaldi.
L’episodio ha, paradossalmente, dato vita a un “collettivo artistico involontario”, che include, in un gesto che può essere interpretato come una critica velata, anche lo stesso vescovo.

Questa rilettura partecipata ha elevato la versione di “Vainglory” a Vallo a un significato ancora più profondo, trasformandola in un simbolo della resilienza artistica e dell’energia positiva di una comunità vivace e aperta al dialogo, anche quando questo si manifesta attraverso la contestazione.

L’opera, così, si è arricchita di un nuovo livello di interpretazione, incarnando l’importanza della libertà di espressione e l’inaspettata capacità dell’arte di generare connessioni e significato anche in contesti complessi.

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