giovedì 18 Settembre 2025
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Vedova Tintoretto: un dialogo tra due maestri veneziani

Nell’autunno del 2026, Palazzo Madama di Torino si appresta ad accogliere un’esibizione di straordinaria profondità: “Vedova Tintoretto.

In Dialogo”, un’indagine comparativa tra due figure cardinali dell’arte veneziana, separate da secoli ma unite da una ricerca espressiva condivisa.

L’iniziativa, curata da Gabriella Belli e Giovanni Carlo Federico Villa, con il sostegno della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, non si limita a una semplice giustapposizione cronologica, bensì ambisce a svelare le eco di Tintoretto nel linguaggio maturo di Emilio Vedova, tracciando un percorso intellettuale e stilistico ricco di suggestioni.
Jacopo Robusti, il Tintoretto, fu un rivoluzionario del Cinquecento, capace di coniugare il dramma e l’innovazione, il colore intenso con una composizione dinamica che prefigurava tendenze future.
Emilio Vedova, figura chiave dell’informale italiano del Novecento, a sua volta fu un indagatore instancabile, un pittore che ha saputo declinare la tradizione veneziana attraverso la materia e il gesto, esplorando le potenzialità del segno e del colore in un continuo processo di sperimentazione.

L’esposizione, ospitata nell’Aula del Senato del Regno d’Italia, offre una selezione accurata di opere, tra cui capolavori di Vedova accanto a prestiti eccezionali provenienti da istituzioni di prestigio: le “Ancone dei Camerlenghi” dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e significative opere del ciclo delle Metamorfosi conservate alle Gallerie Estensi di Modena.

Questa combinazione di opere iconiche permette di cogliere la complessità del rapporto tra i due artisti, un confronto non di imitazione, ma di rielaborazione critica e feconda.

Il percorso espositivo si snoda attraverso le tappe fondamentali dell’evoluzione artistica di Vedova, a partire dai suoi primi disegni del 1936, per giungere alle tele degli anni ’80.
Particolarmente significative sono le opere di Vedova ispirate direttamente ai capolavori di Tintoretto, come la reinterpretazione de “La Moltiplicazione dei pani e dei pesci” (1942), “La Crocifissione” (1947) e lo studio su “Sogno di San Marco” (1956).

Queste opere rivelano una profonda ammirazione per la maestria tecnica e l’intensità emotiva del maestro cinquecentesco, ma anche un’intenzione di superare i suoi modelli, di liberarsi dalle convenzioni e di sperimentare nuove forme espressive.

A conclusione del percorso, la monumentale installazione “…in continuum, compenetrazione/traslati ’87/’88” rappresenta il culmine del dialogo tra i due artisti.

Centinaia di tele, assemblate in una struttura che sfida la verticalità dello spazio, testimoniano l’energia creativa di Vedova e la sua capacità di rielaborare il patrimonio artistico veneziano in chiave contemporanea.

L’opera, un vero e proprio paesaggio pittorico immersivo, invita lo spettatore a perdersi in un labirinto di segni, colori e sensazioni.
Un elemento di ulteriore rilevanza è la presenza dell’Autoritratto di Tintoretto del 1588, proveniente dal Musée du Louvre.
Quest’opera, conclusiva e paradigmatica della parabola umana e artistica del pittore veneziano, offre uno sguardo diretto e intenso sulla figura del maestro, suggerendo un parallelo con l’autorappresentazione di Vedova, anch’egli artista consapevole della propria identità e del proprio ruolo nella storia dell’arte.

L’esposizione si configura dunque come un viaggio affascinante nel cuore dell’arte veneziana, un’opportunità unica per scoprire e approfondire il legame profondo che unisce due maestri, secoli distanti ma accomunati da una ricerca incessante di bellezza e verità.

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