Un’eco di speranza e fatica risuona attraverso cento immagini: “Vite dure.
Dal Piemonte al Nord Europa, cronache di migrazioni, fatiche, solitudini” è la mostra fotografica di Mauro Vallinotto, un viaggio visivo nel cuore di un’emigrazione interna ed estera che ha profondamente inciso sulla storia italiana del Novecento.
L’esposizione, inaugurata il 14 novembre presso la Sala del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Cuneo, offre uno sguardo crudo e intimo su un capitolo cruciale: gli anni Settanta, quando un’ondata migratoria, proveniente prevalentemente dal Sud Italia, si riversò nelle fabbriche del Nord, in Germania e in Belgio, alla ricerca di opportunità economiche e di un futuro percepito come più roseo.
La curatela, affidata all’Istituto storico della Resistenza e della Società Contemporanea “Dante Livio Bianco” in Provincia di Cuneo, e realizzata su progetto dello studio Mela Editing con allestimento di Imprimere, Stampa FineArt, testimonia l’impegno verso la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale.
L’acquisizione delle immagini, grazie al bando ‘Strategia Fotografia 2022’ del Ministero della Cultura, rappresenta un atto di responsabilità culturale, preservando memorie altrimenti destinate all’oblio.
Mauro Vallinotto, fotografo torinese con una lunga e profonda esperienza nel reportage sociale, non si limita a documentare.
Le sue fotografie trascendono la semplice cronaca, catturando l’essenza stessa di un’esperienza collettiva complessa e sfaccettata.
Ogni immagine è una finestra sull’umanità dei migranti: la stanchezza scolpita nei volti, l’incertezza negli occhi, il peso dei sogni infranti ma anche la determinazione a ricostruire una vita.
L’esposizione non è un mero resoconto di privazioni e difficoltà.
È un racconto di resilienza, di solidarietà tra migranti, di legami familiari messi a dura prova ma mai completamente spezzati.
Si rivelano i gesti di conforto, i sorrisi rubati, la forza interiore necessaria per affrontare l’esilio, sia fisico che emotivo.
Massimo L.
Salvadori, professore emerito dell’Università di Torino, interviene per arricchire il percorso espositivo con una prospettiva storica e critica, offrendo al pubblico una comprensione più profonda del fenomeno migratorio e delle sue implicazioni sociali ed economiche.
“Vite dure” si propone come un monito e una riflessione.
Un invito a confrontarsi con le ferite del passato per comprendere meglio il presente, un presente ancora segnato dalle migrazioni e dalle disuguaglianze.
La mostra, ben più che una raccolta di fotografie, è un omaggio alla dignità del lavoro, alla forza della speranza e alla capacità umana di reinventarsi, anche quando tutto sembra perduto.
Un viaggio emozionale che invita a guardare oltre l’apparenza, a riconoscere l’umanità che si cela dietro ogni immagine e a riflettere sul significato di “casa” e di “appartenenza” in un mondo in continuo movimento.







