Dalle valli silenziose della Valchiusella a un palcoscenico internazionale: il collettivo artistico Biloura guida un’iniziativa coraggiosa e complessa, “Connecting Silent Voices”, un progetto che si configura come un ponte culturale e sociale tra Kosovo, Bulgaria e Malta.
L’itinerario, che ha incrociato il FemArt Festival di Pristina, il Toplocentrala Centre for Contemporary Arts di Sofia e il Dance Festival Malta a La Valletta, non è una semplice tournée, ma un’esplorazione profonda delle ferite ancora aperte legate allo sfruttamento sessuale e alla violenza di genere.
Il progetto è sostenuto da Perform Europe, un programma dell’Unione Europea che investe nella creazione di un panorama performativo europeo più resiliente, inclusivo e capace di superare i confini nazionali.
“Connecting Silent Voices” è un esempio emblematico di questa visione, frutto di una collaborazione transnazionale che vede il collettivo Biloura lavorare a stretto contatto con DanceBeyondBorders (Malta), WomanUp (Bulgaria) e Artpolis (Kosovo), ciascuna realtà con un solido background nella difesa dei diritti delle donne e nella promozione dell’arte come strumento di cambiamento sociale.
Al centro dell’iniziativa risiede “Silent Voices”, un’opera di performance artivista che trascende le tradizionali barriere disciplinari, intrecciando la potenza espressiva della danza contemporanea con l’impatto visivo dell’arte installativa e la suggestività dei paesaggi sonori.
Lo spettacolo non è un racconto diretto, ma un’immersione emotiva nei vissuti di donne sopravvissute all’industria del sesso, un’eco delle loro storie silenziate troppo a lungo.
La genesi dell’opera affonda le sue radici in un percorso di ricerca artistica pluri-annuale, un’indagine che ha portato Biloura a raccogliere testimonianze toccanti da Europa e Asia, evidenziando le similitudini e le differenze nelle forme di sfruttamento e violenza che queste donne hanno subito.
La produzione, originaria dell’Asia Culture Center in Corea del Sud, testimonia l’importanza di una prospettiva globale per comprendere le complessità di questo fenomeno, come riconosciuto dal premio ricevuto in Italia durante il Kilowatt Festival.
L’impegno di “Connecting Silent Voices” non si limita alla presentazione dello spettacolo.
Ogni tappa è stata arricchita da un programma di attività collaterali progettate per creare un dialogo aperto e costruttivo con il pubblico e con le comunità locali.
Workshop creativi, tavole rotonde tematiche, panel di esperti e iniziative di raccolta fondi hanno offerto spazi di riflessione, sensibilizzazione e azione concreta a sostegno delle donne che hanno subito violenza.
L’obiettivo primario è generare un cambiamento sociale tangibile, sfruttando il potere catalizzatore dell’arte per dare voce a chi non l’ha e per promuovere una cultura del rispetto e della parità.
Il progetto aspira a costruire una rete solida di supporto e a stimolare un movimento globale per l’empowerment femminile e la lotta contro tutte le forme di sfruttamento.