Il futuro del settore primario piemontese è appeso a un filo.
L’imminente entrata in vigore del Piano per la Qualità dell’Aria (Prqa) solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità economica e operativa delle aziende agricole, come denuncia Confagricoltura Piemonte.
Piuttosto che un semplice adeguamento normativo, si prospetta una vera e propria sfida per la continuità produttiva, con ripercussioni potenzialmente devastanti per l’economia regionale.
Le nuove disposizioni, incentrate sulla copertura degli stoccaggi di reflui zootecnici e sull’obbligo di comunicazione preventiva di spandimento, si presentano come barriere inattraversabili.
Le difficoltà non risiedono solo nella complessità tecnica della loro implementazione, ma soprattutto nell’onere economico che impongono alle aziende, spesso già provate da crisi multiple.
La richiesta di investimenti strutturali di tale portata, in un contesto di incertezza sui prezzi dei prodotti agricoli e sull’accesso al credito, rischia di compromettere la sopravvivenza di numerose realtà.
La Regione Piemonte, consapevole della gravità della situazione, aveva avviato, a inizio 2025, uno studio, affidato all’Università di Torino, per esplorare soluzioni alternative più sostenibili per la mitigazione delle emissioni derivanti dalla gestione dei cumuli di letame.
Questo approccio mirava a valutare tecniche innovative, potenzialmente meno invasive e più economicamente accessibili.
Tuttavia, i tempi di ricerca e sviluppo necessari per ottenere risultati concreti e validare queste nuove metodologie si estendono per un periodo considerevole, creando un disallineamento critico con le scadenze imposte dal Piano.
L’obbligo di comunicazione preventiva di spandimento dei reflui zootecnici, nella sua formulazione attuale, si configura come un processo eccessivamente oneroso, complicato sia per gli enti pubblici che per le aziende agricole.
Questa complessità ha già portato a ripetuti rinvii nella sua applicazione, in attesa di modifiche che, fino ad oggi, non sono state concretizzate.
La mancanza di chiarezza e la rigidità delle procedure alimentano l’incertezza e paralizzano l’azione delle aziende.
Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, sottolinea con preoccupazione la situazione di stallo in cui versa il settore.
L’esitazione delle aziende ad investire in interventi strutturali così costosi e, in molti casi, inattuabili, è una diretta conseguenza della mancanza di evoluzioni normative tempestive e condivise.
La richiesta di una revisione urgente del Piano, che tenga conto delle reali possibilità di adeguamento delle aziende agricole e che favorisca l’adozione di soluzioni tecnologicamente avanzate e sostenibili, è un imperativo per salvaguardare il futuro dell’agricoltura piemontese e preservare il suo ruolo strategico nell’economia regionale.
In gioco non c’è solo la competitività delle aziende agricole, ma anche la tutela del paesaggio, della biodiversità e della qualità dei prodotti agroalimentari che contraddistinguono il Piemonte.