L’edizione 2025 di Cheese, il celebre festival dedicato al formaggio che si tiene a Bra (Cuneo), si è aperta con una riflessione densa e urgente, centrata sulle recenti linee guida ministeriali relative al controllo dell’Escherichia coli.
Un dibattito che vede contrapporsi la necessità di garantire la sicurezza alimentare e la salvaguardia del patrimonio caseario italiano, in particolare quello piemontese, profondamente radicato nell’identità culturale e socio-economica del territorio.
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha espresso apertamente le sue preoccupazioni, definendo le nuove normative “un rischio per la biodiversità casearia” e sollevando interrogativi significativi sulle conseguenze per i piccoli produttori artigianali, veri custodi di saperi e tecniche tradizionali.
L’apprensione non è tanto legata alla sicurezza in sé, ma alla potenziale distruzione di un tessuto produttivo fragile, incapace di sostenere oneri burocratici e costi di adeguamento eccessivi.
“Se questi prodotti dovessero essere esclusi dal mercato,” ha ammonito, “ci troveremmo di fronte a una perdita irreparabile del nostro patrimonio identitario.
”Paolo Bongioanni, assessore regionale all’Agricoltura presente all’evento, è stato sollecitato da Petrini a trasformare la Regione Piemonte in un punto di riferimento per una filosofia che metta al centro la tutela dei piccoli produttori, promuovendo un approccio alternativo alle normative europee.
Cheese, in questa cornice, si configura come un’agorà, un luogo di confronto e dibattito, dove produttori, consumatori, esperti e istituzioni possono dialogare e trovare soluzioni condivise.
Pur riconoscendo l’importanza di garantire la sicurezza alimentare e l’opportunità di informare adeguatamente i consumatori, Petrini ha suggerito una soluzione pragmatica: l’applicazione di etichette informative chiare e complete, rivolte specificamente alle categorie di persone più vulnerabili, senza però penalizzare l’intera filiera produttiva.
“La salute dei cittadini è prioritaria,” ha affermato, “ma l’informazione deve essere trasparente e basata su dati scientifici certi, evitando generalizzazioni e stigmatizzazioni.
“La questione del latte crudo, elemento cruciale per molte produzioni casearie artigianali, è stata al centro di un’ulteriore riflessione.
Petrini ha sottolineato come, in altri contesti geografici come gli Stati Uniti, si siano ottenuti risultati positivi nella valorizzazione di questo prodotto, dimostrando la possibilità di conciliare sicurezza alimentare e tutela della tradizione.
Al contrario, l’applicazione rigida delle nuove normative rischierebbe di favorire l’ingresso di prodotti esteri, provenienti da realtà produttive con standard diversi, mentre i formaggi italiani, espressione di un’antica cultura e di un legame profondo con il territorio, si troverebbero costretti a rinunciare alla loro identità, compromettendo la sostenibilità economica delle aziende agricole.
Il rischio è quello di una “fuga all’estero” di competenze e tradizioni, con conseguenze negative per l’economia locale e per la reputazione del Made in Italy.
L’obiettivo deve essere quello di promuovere un modello di sviluppo sostenibile, che preservi la biodiversità casearia e valorizzi il ruolo dei piccoli produttori, garantendo al contempo la sicurezza alimentare dei consumatori.