Nel cuore pulsante di Torino, Costadoro, emblema di eccellenza nel mondo del caffè, celebra un secolo e trentacinque anni di storia, proiettandosi verso il futuro con una visione ambiziosa.
L’azienda, nata come modesta torrefazione al dettaglio, si appresta a raggiungere nel 2029 un fatturato stimato di 40 milioni di euro, espressione di una crescita annuale del 20% rispetto agli attuali 24 milioni.
Un traguardo delineato dall’amministratore delegato, Giulio Trombetta, durante un incontro con la stampa, nel contesto della storica torrefazione che impiega sessanta persone, custodi di un patrimonio artigianale e di una cultura del caffè profondamente radicata nel territorio.
L’espansione internazionale di Costadoro testimonia la sua capacità di competere su scala globale.
Con filiali strategiche a Londra, Nizza e Barcellona, l’azienda vanta una rete distributiva capillare in oltre quaranta paesi, generando il 60% del suo fatturato all’estero.
Mercati come Israele, la Corsica e il Principato di Monaco rappresentano bacini di crescita significativi, mentre in Italia l’azienda si conferma punto di riferimento consolidato nel Nord-Ovest.
Sebbene la conoscenza del brand si estenda a città come Seul e Mosca, rimane spazio di crescita in aree come Bologna e Pescara, indicando un potenziale ancora inesplorato.
Gli anni segnati dalla pandemia hanno rappresentato una sfida cruciale.
Costadoro, pur fronteggiando tentativi di acquisizione da parte di grandi gruppi internazionali, ha mantenuto intatta la sua identità, rifiutando offerte allettanti in nome di un profondo legame con il territorio torinese e della convinzione di rappresentare un valore aggiunto per la città.
La storia di Costadoro è un racconto di evoluzione e sinergia.
Fondata nel 1890 dal commendatore Emilio Oreste Beccuti, l’azienda ha subito una trasformazione significativa nel 1979, quando la Torrefazione Beccuti si è fusa con Fratelli Trombetta e C.
e Caffè Abbo, dando vita alla Costadoro.
Oggi, la famiglia Trombetta, con Giulio alla guida, affiancato dai figli Carlotta e Umberto e dalla nipote Federica, guida l’azienda, supportata da una squadra di manager esterni.
Un tema di crescente rilevanza è l’incremento del prezzo del caffè, un fenomeno legato più alla speculazione finanziaria che a fattori intrinseci come il cambiamento climatico o le tensioni geopolitiche.
L’amministratore delegato esprime cautela, ritenendo non giustificato un costo per tazzina superiore a due euro, suggerendo un limite massimo di 1,60-1,70 euro, in linea con i prezzi praticati in Francia, per preservare l’esperienza del caffè in contesti di alta qualità.
L’azienda si pone quindi come custode di un equilibrio tra sostenibilità economica e valore offerto al consumatore, preservando l’autenticità di un rito sociale profondamente radicato nella cultura italiana e internazionale.








