La trattativa tra la Fiom Cgil e le principali case automobilistiche italiane – Stellantis, Cnh, Iveco e Ferrari – si è conclusa senza un accordo definitivo riguardo alla revisione dei salari mensili dei dipendenti. La mancata intesa, un evento significativo nel panorama delle relazioni industriali, sottolinea le divergenze strutturali e le tensioni persistenti tra la Fiom e le aziende del settore.La Fiom, ribadendo la sua posizione contraria al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di primo livello, noto come CCSSL, che non riconosce pienamente le istanze dei lavoratori, aveva espresso la volontà di siglare un verbale d’intesa, un segnale di riavvio del dialogo. Tale proposta è stata tuttavia respinta dalle aziende, evidenziando una frattura che risale alla rottura del dicembre 2010. In quel frangente, altri sindacati avevano scelto di abbandonare il quadro contrattuale esistente per aderire al CCSSL, un accordo negoziato direttamente con le imprese.Questa decisione, che ha portato alla sottoscrizione di un contratto a livello nazionale da parte di altre organizzazioni sindacali, ha lasciato la Fiom Cgil al di fuori di tale accordo, generando, a detta del responsabile automotive Samuele Lodi, un “pregiudizio” che ne ha ostacolato la possibilità di raggiungere un’intesa. Questo pregiudizio non si configura semplicemente come una mancanza di volontà di negoziare, ma riflette una divergenza di visione sul ruolo del sindacato e sulla composizione di un contratto equo e rappresentativo delle esigenze dei lavoratori.La questione non si limita quindi alla mera quantificazione degli aumenti salariali. In gioco vi è una più ampia disputa riguardante la rappresentatività sindacale, la definizione dei diritti dei lavoratori e la modalità con cui il dialogo tra aziende e sindacato deve essere strutturato. La Fiom Cgil, nel rifiuto del CCSSL, rivendica un approccio contrattuale più attento alle specifiche esigenze dei lavoratori del settore automotive, un settore caratterizzato da elevata competizione globale, innovazione tecnologica rapida e un impatto significativo sull’economia nazionale.La mancata intesa pone ora interrogativi cruciali sul futuro delle relazioni industriali nel settore automotive italiano. Si apre uno scenario di incertezza, con il rischio di un’ulteriore polarizzazione tra le diverse componenti del panorama sindacale e la potenziale necessità di nuove forme di dialogo e negoziazione per affrontare le sfide del futuro, che includono la transizione verso la mobilità elettrica, l’automazione dei processi produttivi e la crescente pressione per migliorare le condizioni di lavoro e garantire una giusta distribuzione dei benefici derivanti dalla crescita economica. La capacità di superare queste divisioni e costruire un quadro contrattuale condiviso sarà determinante per la stabilità e la competitività del settore nel lungo periodo.
Fiom-Case Auto: Niente Accordo, Tensioni sul Futuro del Lavoro.
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