La recente e inattesa partenza di Renate Vachenauer, figura apicale del consiglio di amministrazione di Italdesign e responsabile acquisti per Audi, all’interno del Gruppo Volkswagen, solleva interrogativi significativi e rafforza l’ipotesi di una imminente cessione dell’azienda torinese a Ust.
La sua uscita, definita “consensuale”, segue quella del responsabile delle Risorse Umane, Gunnar Kilian, avvenuta a luglio e anch’essa segnata da resistenze verso piani di riorganizzazione interna.
Questa sequenza di eventi, evidenziata dal sindacalista Gianni Mannori della Fiom torinese, suggerisce una dinamica più complessa di una semplice riassegnazione di personale.
La vicenda Italdesign rappresenta un nodo cruciale per l’industria italiana, incarnando un patrimonio di design e ingegneria di riconosciuta eccellenza a livello globale.
L’azienda, con la sua storia e le sue competenze specialistiche, non è solamente un’entità economica, ma un vero e proprio centro di know-how che contribuisce attivamente alla competitività del sistema Paese.
La possibile acquisizione da parte di un soggetto esterno, se non gestita con attenzione e lungimiranza, rischia di disperdere tale capitale umano e intellettuale, compromettendo la sua continuità e la sua capacità di innovazione.
Mannori, con la sua dichiarazione, ripropone con maggiore urgenza una richiesta di intervento pubblico, indirizzata alla Regione Piemonte e al Governo nazionale.
Non si tratta semplicemente di una questione occupazionale, sebbene il destino dei lavoratori di Italdesign sia certamente prioritario.
È necessario un monitoraggio attento e proattivo da parte delle istituzioni, volto a garantire che la transizione, qualora avvenga, avvenga nel rispetto del valore strategico dell’azienda e della sua capacità di generare crescita e sviluppo.
L’intervento pubblico non deve limitarsi a una reazione tardiva, quando le decisioni saranno ormai definitive e l’influenza delle istituzioni marginale.
È fondamentale anticipare gli eventi, promuovere il dialogo tra le parti coinvolte e valutare tutte le possibili alternative per preservare l’identità e le competenze di Italdesign. Un approccio proattivo implica un’analisi approfondita delle implicazioni economiche, sociali e strategiche di una possibile acquisizione, con l’obiettivo di massimizzare i benefici per il territorio e per il sistema Paese.
La tutela del design italiano, inteso come espressione culturale e motore di innovazione, non può essere lasciata al caso o alla logica puramente commerciale.
Richiede un impegno collettivo e una visione di lungo periodo.








