La Regione Piemonte ha recentemente formalizzato un investimento strategico di 1,6 milioni di euro, destinato alla salvaguardia e alla promozione del tartufo, un bene immateriale di inestimabile valore che trascende la mera dimensione economica.
Questa iniziativa si configura come un atto di responsabilità verso un patrimonio culturale riconosciuto a livello globale, testimoniato anche dalla sua crescente rilevanza nel panorama UNESCO e dalla sua indiscussa influenza sulla gastronomia internazionale.
Il piano d’azione si articola in quattro pilastri fondamentali, volti a garantire la sostenibilità e l’eccellenza del settore.
In primo luogo, la tutela ambientale assume un ruolo cruciale, con particolare attenzione alla preservazione delle tartufaie naturali, ecosistemi complessi e fragili, e in specie quelle che ospitano il Tuber magnatum Pico, il celebre tartufo bianco d’Alba.
Questo implica non solo il controllo della bracconaggio, ma anche l’implementazione di pratiche agricole sostenibili che favoriscano la biodiversità e la resilienza dei boschi.
La ricerca scientifica sarà finanziata per comprendere meglio la simbiosi micorrizica, l’influenza dei fattori ambientali (come la siccità o l’eccesso di piogge) sulla produzione di tartufo e per sviluppare strategie di ripristino delle tartufaie degradate.
Il secondo pilastro concerne la valorizzazione del marchio “Tartufo Piemontese”.
Si tratta di un’operazione complessa che richiede una comunicazione efficace e coerente, volta a rafforzare l’immagine di un prodotto di altissima qualità, legato a un territorio ricco di storia e tradizioni.
Campagne promozionali mirate, eventi degustativi esclusivi e collaborazioni con chef di fama internazionale saranno implementati per accrescere la notorietà del tartufo piemontese sui mercati internazionali, soprattutto quelli emergenti, e per contrastare la contraffazione.
L’innovazione e la formazione rappresentano il terzo pilastro.
Il piano prevede finanziamenti per progetti di ricerca applicata, volti a migliorare le tecniche di coltivazione, a sviluppare nuovi prodotti a base di tartufo e a ottimizzare i processi di lavorazione.
Parallelamente, verranno organizzati corsi di formazione professionalizzante per i cercatori, i trasformatori e i ristoratori, al fine di garantire la trasmissione del sapere tradizionale e l’adozione di standard qualitativi elevati.
Si punta a creare un “distretto della tartuficoltura” che favorisca lo scambio di conoscenze e la cooperazione tra gli operatori del settore.
Infine, il quarto pilastro si concentra sull’organizzazione e il coordinamento delle attività.
Viene istituito un tavolo tecnico permanente, composto da rappresentanti della Regione, degli enti locali, delle associazioni di categoria e del mondo scientifico, che avrà il compito di monitorare l’attuazione del programma, di risolvere eventuali criticità e di proporre nuove iniziative.
L’obiettivo è creare una governance partecipata e trasparente, in grado di rispondere alle sfide del futuro, in particolare quelle legate ai cambiamenti climatici, che stanno già mettendo a dura prova la sopravvivenza delle tartufaie.
Come sottolinea l’Assessore Marco Gallo, questa delibera non è solo un investimento economico, ma un atto di tutela di un’identità culturale unica, un’eredità millenaria tramandata di generazione in generazione.
Il tartufo, con la sua “cerca e cavatura”, è un’arte antica, un elemento di forte attrattiva turistica e un volano per lo sviluppo sostenibile delle comunità piemontesi, generando un indotto che supera ampiamente i 100 milioni di euro annuali.
La salvaguardia di questa risorsa strategica è dunque un imperativo non solo economico, ma anche sociale e culturale.