La campagna nazionale “Uil No ai lavoratori fantasma” porta a galla un quadro allarmante per il mercato del lavoro piemontese, un tessuto ormai segnato da una precarizzazione diffusa e dalle sue conseguenze socio-economiche. La mobilitazione, con tappa a Torino, mira a dare voce a una categoria sempre più numerosa: i lavoratori penalizzati da contratti atipici, che rappresentano un quarto dell’intera forza lavoro regionale. Questa quota include non solo i contratti a termine, ma anche le forme di impiego a orario parziale, spesso utilizzate come risposta a esigenze aziendali che non si traducono in stabilità per il lavoratore.Il dato più sconcertante emerge dall’analisi delle tipologie contrattuali: meno di un quarto delle nuove assunzioni nel corso dell’ultimo anno è stato a tempo indeterminato, un indicatore di una tendenza preoccupante verso la frammentazione del lavoro. La prevalenza di contratti a breve termine, spesso di durata inferiore ai sei mesi, e la loro frequenza, con quasi otto su dieci nuove assunzioni rientranti in questa categoria, creano un limbo professionale che erode la sicurezza e la programmazione futura dei lavoratori. Un aspetto particolarmente critico è rappresentato dal part-time involontario, un fenomeno che colpisce in modo sproporzionato le donne piemontesi (15,6% contro il 5,1% degli uomini), amplificando le disparità di genere nel mondo del lavoro e limitando le loro opportunità di crescita economica e professionale. Questa situazione non è semplicemente una questione di impiego, ma riflette una più ampia crisi di diritti, che si traduce in difficoltà concrete per i lavoratori: l’impossibilità di accedere al credito, la difficoltà di trovare una casa in affitto, l’irrealizzabilità del sogno di una famiglia e, in molti casi, la dolorosa decisione di cercare fortuna all’estero.Gianni Cortese, segretario generale della Uil Piemonte, sottolinea con forza come questa precarietà sistemica colpisca soprattutto i giovani, privandoli della possibilità di costruire un futuro solido e autonomo. L’assenza di un contratto stabile, infatti, limita l’accesso a servizi essenziali e ostacola la realizzazione personale e professionale. La precarietà contrattuale è anche un fattore di rischio per la sicurezza sul lavoro. I lavoratori con contratti deboli sono spesso privi di adeguata formazione e meno tutelati, risultando più esposti a infortuni. I dati sugli incidenti sul lavoro, drammaticamente in aumento, lo confermano: tre quarti degli infortuni mortali coinvolgono lavoratori con forme contrattuali precarie, un campanello d’allarme che non può essere ignorato. L’incremento degli infortuni mortali in Piemonte, e in particolare a Torino, tra il 2024 e il 2025, evidenzia una situazione critica che richiede interventi urgenti e mirati, che vadano oltre le semplici misure di prevenzione e si concentrino sulla stabilizzazione dei rapporti di lavoro e sulla promozione di una cultura della sicurezza diffusa. La campagna Uil mira a sollecitare un cambio di paradigma, promuovendo politiche attive per il lavoro che incentivino l’assunzione a tempo indeterminato e tutelino i diritti dei lavoratori, garantendo loro un futuro dignitoso e sicuro.
Precarietà al lavoro: allarme Piemonte, la Uil dice basta
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