Stellantis: L’Europa rischia il futuro dell’auto

L’attuale approccio della Commissione Europea al futuro dell’industria automobilistica, delineato nel pacchetto di misure recentemente presentato, risulta carente per affrontare le sfide strutturali e garantire una ripresa sostenibile del settore.
Questa valutazione, espressa dall’amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa, evidenzia una profonda preoccupazione per la mancanza di una visione strategica e di un piano d’azione concreto, che vadano oltre la mera conformità agli obiettivi di decarbonizzazione.

Le recenti dichiarazioni di Filosa avevano prefigurato una potenziale inversione di rotta negli investimenti europei di Stellantis, subordinata a una revisione del rigido divieto di vendita di veicoli con motore a combustione interna previsto per il 2035.

La fermezza con cui la Commissione Europea ha mantenuto la sua posizione rende, di fatto, estremamente arduo perseguire tale ipotesi, con implicazioni significative per il futuro degli impianti produttivi e dell’occupazione nel continente.

La fragilità della catena di approvvigionamento europea, già messa a dura prova da eventi geopolitici e crisi globali, rappresenta una vulnerabilità strategica che minaccia la resilienza economica e la sicurezza del Vecchio Continente.

Un investimento mirato e tempestivo è imprescindibile per rafforzare le infrastrutture, diversificare le fonti di approvvigionamento e ridurre la dipendenza da fornitori esterni.

L’accelerazione della transizione verso la mobilità elettrica, sebbene innegabile, non può prescindere da un supporto concreto per i segmenti del mercato meno propensi all’adozione immediata, come i veicoli commerciali e i furgoni.
La rigidità degli obiettivi imposti rischia di penalizzare queste realtà, per le quali la sostituzione dei motori a combustione interna con alternative elettriche comporta oneri economici e tecnologici considerevoli.
Le recenti aperture alla possibilità di deroghe al divieto del 2035, pur apprezzate in linea di principio, si sono rivelate insufficienti a dissipare l’incertezza che grava sull’intero settore.
La mancanza di chiarezza sulle condizioni e i criteri applicativi di tali deroghe, e l’assenza di un quadro normativo stabile e prevedibile, ostacolano la pianificazione industriale e scoraggiano gli investimenti a lungo termine.
Un approccio più flessibile e pragmatico, che tenga conto delle specificità dei diversi segmenti di mercato e delle capacità produttive delle singole case automobilistiche, sarebbe essenziale per garantire una transizione graduale e sostenibile.
L’industria automobilistica europea, pilastro fondamentale dell’economia continentale, necessita di un sostegno mirato e di una visione strategica condivisa per affrontare le sfide del futuro e preservare il suo ruolo di leadership a livello globale.

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