Il Festival Internazionale dell’Economia di Torino si apre quest’anno con un’attenzione particolare alle nuove generazioni, testimoniato dalla significativa presenza di partecipanti under 35 – che rappresentano il 40% del pubblico – e dalla partecipazione attiva di giovani relatori destinati, come auspica il direttore scientifico Tito Boeri, a lasciare un’impronta significativa nel panorama intellettuale e scientifico futuro. L’evento si configura non solo come un luogo di incontro tra menti brillanti, rappresentate dalla presenza di cinque Premi Nobel, ma soprattutto come un laboratorio di idee per affrontare le sfide che attendono il futuro.L’analisi demografica e il disagio giovanile emergono come fili conduttori del dibattito. Boeri evidenzia come l’età media delle scoperte decisive per l’assegnazione del Premio Nobel si concentri tipicamente tra i trenta e i quarant’anni, suggerendo un periodo cruciale per la formazione e lo sviluppo del potenziale innovativo. Questo dato sottolinea l’importanza di sostenere e incoraggiare i giovani talenti, fornendo loro le opportunità e gli strumenti necessari per esprimere appieno il loro contributo.Il Festival si inserisce nel contesto di Torino, una città definita come “comunità della conoscenza”, un ecosistema in cui la diversità di prospettive genera dialogo e progresso, simile al Salone del Libro. L’auspicio del Presidente Mattarella – che invita ad evitare la trasmissione di modelli economici e sociali predefiniti, ma a fornire strumenti per la costruzione di nuovi – risuona fortemente nell’approccio del Festival, come sottolinea l’editore Giuseppe Laterza, ideatore dell’evento. L’obiettivo è dunque fornire alle nuove generazioni non solo una cornice teorica, ma anche la capacità di agire, di innovare e di plasmare il proprio futuro.Il primo incontro ha visto la partecipazione di due Premi Nobel, Daron Acemoğlu e Christopher Pissarides, che hanno affrontato il tema cruciale dell’orientamento delle nuove generazioni in un mondo in rapida trasformazione, caratterizzato da innovazione tecnologica e incertezza geopolitica. Il dibattito si è concentrato sui rischi e le opportunità che derivano da questi cambiamenti, stimolando una riflessione approfondita sulle competenze e le strategie necessarie per affrontare le sfide del futuro.Il programma del Festival, ricco di cento incontri, prevede l’intervento di figure di spicco come Michael Spence, Paul Krugman e James Heckman. Quest’ultimo, in particolare, ha contribuito significativamente alla comprensione dell’importanza degli investimenti nella prima infanzia, dimostrando come interventi precoci rivolti a bambini provenienti da contesti svantaggiati possano generare benefici economici e sociali di lungo periodo, creando un circolo virtuoso di sviluppo e inclusione. L’attenzione alla prima infanzia si configura quindi come un investimento strategico per il futuro del Paese, in linea con l’impegno del Festival a promuovere politiche innovative e sostenibili.
Torino, il Futuro si Fa Giovane: il Festival dell’Economia al Via
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