
Durante la recente seduta del Consiglio comunale del 16 settembre, la questione relativa alla strada vicinale Via Po ha sollevato un acceso dibattito, incarnando la complessa interazione tra diritti di proprietà privata, interesse pubblico e diritto alla mobilità.
Il consigliere di opposizione, Antonio Tamburelli, ha portato all’attenzione l’installazione di una sbarra con lucchetto che ha di fatto interrotto la percorribilità della strada, in seguito a segnalazioni di cittadini preoccupati.
La preoccupazione sollevata da Tamburelli non si limita alla mera interruzione del passaggio, ma tocca un tema più ampio: il ritorno a pratiche obsolete, un anacronistico sistema di limitazioni al transito che evoca epoche passate, in cui l’accesso a infrastrutture essenziali era soggetto a pedaggi e restrizioni arbitrarie.
Egli sottolinea come la viabilità rurale debba garantire non solo l’accesso dei mezzi agricoli per le attività produttive, ma anche la libertà di movimento per tutti i cittadini che desiderano fruire del territorio, promuovendo il turismo e la conoscenza del patrimonio locale.
La strada in questione, in particolare, riveste un ruolo cruciale come collegamento viario tra diverse aree del comune di Lamporo, ostacolandone la fluidità e l’accessibilità.
Il consigliere ha quindi chiesto un’attenta verifica della conformità di tale provvedimento alle normative vigenti in materia di diritti fondiari, auspicando una tempestiva rimozione della sbarra qualora essa risultasse incompatibile.
La risposta del sindaco Franco Sandra ha delineato una prospettiva diversa, evidenziando la valutazione dell’ufficio tecnico secondo cui la strada non possiede le caratteristiche necessarie per essere considerata di uso pubblico.
Questa definizione assume rilevanza poiché determina la possibilità per l’ente comunale di intervenire direttamente per rimuovere l’ostacolo.
Il sindaco ha inoltre fatto notare la mancanza di un effettivo utilizzo da parte dei cittadini e l’assenza di manutenzione da parte del Comune, come dimostrato dalla crescita eccessiva della vegetazione.
La divergenza di posizioni mette in luce una profonda questione giuridica e sociale.
La proprietà privata, indiscutibilmente tutelata, non può esercitarsi in maniera assoluta, specialmente quando il suo esercizio incide negativamente sull’interesse pubblico.
La strada, pur non formalmente riconosciuta come pubblica, svolge una funzione sociale significativa, facilitando la comunicazione e l’accesso al territorio.
La questione solleva anche interrogativi sulla responsabilità collettiva nella gestione delle infrastrutture rurali, e sulla necessità di trovare un equilibrio tra la tutela dei diritti individuali e la promozione del benessere della comunità.
L’annuncio del sindaco di monitorare la situazione e di valutare ulteriori azioni, inclusa una comunicazione formale al proprietario, suggerisce una ricerca di una soluzione diplomatica, ma la questione rimane aperta, richiedendo un’analisi più approfondita delle implicazioni giuridiche e sociali che essa comporta.
La vicenda potrebbe anche aprire la strada a una discussione più ampia sulla necessità di aggiornare la classificazione delle strade comunali, tenendo conto della loro effettiva utilità e del ruolo che svolgono nella vita della comunità.




