La storia della nostra cultura è una narrazione millenaria che ci presenta come esseri indegni, figli della disapprovazione. È questa la convinzione di Shalom Auslander, lo scrittore statunitense autore del memoir “Feh. Che schifo la vita” (Guanda), presentato al Salone di Torino il 18 maggio.Se riuscissimo a diventare consapevoli di questo fatto, potrebbe essere il primo passo per costruire una narrazione diversa della nostra esistenza, quella che Auslander descrive come “una buona strada”. Egli è cresciuto in una famiglia ebraica ortodossa disfunzionale, dove la critica verso se stessi e gli altri era sempre presente. In questo contesto, Dio viene presentato come un essere perfetto e vendicativo che giudica le azioni degli esseri umani.Questa visione divina ci invita a giudicarci reciprocamente, senza rendersi conto del fatale circolo vizioso di disapprovazione che si instaura. Auslander è indignato per questo modello che sembra essere entrato nella nostra mente da secoli e ha perso il suo valore reale.Non è solo una questione di religione: anche i non credenti, come gli atei o i filosofi, raccontano la storia della disapprovazione umana. Questo ci porta a domandarci: “Come è possibile che l’umanità sia composta da creature che narrano e raccontano storie, ma la storia principale sembri essere che facciamo schifo?”.Auslander si definisce agnostico e sottolinea che la sua condizione di non conoscenza dovrebbe riguardare tutti. Come padre di due figli, crede che un mondo pieno di persone convinte di essere falliti sia davvero brutale.Nel suo memoir, Auslander narra la sua storia personale senza filtri, dalla famiglia disfunzionale al confronto con personaggi come Philip Seymour Hoffman e Schopenhauer. Questo viaggio lo porta a domandarsi se Dio sia un ente vendicativo o un essere capace di qualcosa di più.Non solo: Auslander critica anche la politica, soprattutto quella della sinistra. Si lamenta per l’atteggiamento “noi siamo razzisti” e “il disastro climatico è colpa nostra”, che non sembra cambiare nulla se non il modo di giudicare gli esseri umani.Cerchiamo una soluzione al conflitto israelo-palestinese? Non lo sappiamo, e forse non dobbiamo essere politici per avere un punto di vista. Auslander cita esempi personali: la sua nonna che vive in Israele e deve attraversare i rifugi antimine; l’amico le cui sorella è stata rapita da Hamas.Ma ci sono anche esempi di persone ferite su entrambi i fronti, come il giornalista palestinese rifugiato che ha perso gran parte della sua famiglia. Per Auslander, la storia non può essere ridotta a una semplice lotta tra due parti; le persone comuni vogliono solo crescere i bambini e avere un lavoro.Ecco perché Auslander chiede di smettere di mandare email con messaggi d’odio. E se la scrittura deve far ridere e poi farti capire che c’è qualcosa di sbagliato nella storia che ci viene raccontata, l’autore si sente in dovere di mostrarci il braccio tatuato con un comico come Groucho Marx.Ecco la sua battuta: “Feh è una disapprovazione. Non è solo una questione di religione. Tutti raccontano storie ed è da qui che arriva la mia frustrazione, anche politica”.