Sequestro profili social: indagine su Mascia e la giustizia fai-da-te

L’eco della giustizia fai-da-te: sequestro dei profili social di Frank Mascia e un’indagine complessa sulla legalitàUn’operazione della Polizia di Stato della Questura di Torino ha portato al sequestro dei profili social di Franco Masciandaro, noto online come “Frank Mascia”, figura controversa nel panorama dei social media.
L’ex pugile, seguito da un vasto pubblico di quasi 90.000 follower, si trova ora al centro di un’indagine della Procura della Repubblica, che lo accusa di istigazione a delinquere e di comportamenti che configurano una forma di usurpazione di funzioni pubbliche.
L’azione delle autorità solleva interrogativi profondi sul confine tra la legittima preoccupazione per la sicurezza e l’esercizio illegale della giustizia privata, oltre che sull’impatto dei social media nell’amplificare dinamiche sociali potenzialmente pericolose.
L’indagine si concentra sull’uso che Mascia faceva delle sue piattaforme digitali.

L’ex pugile, attraverso video e commenti, ha sistematicamente alimentato un clima di tensione sociale, focalizzando l’attenzione su episodi criminali attribuiti a cittadini stranieri.

Tale narrazione è stata strumentalizzata per promuovere l’organizzazione di “ronde” di vigilanza popolare, esortando il pubblico a intraprendere azioni dirette contro presunti comportamenti illegali.

Questi appelli non si limitavano a parole; Mascia documentava e celebrava attivamente queste iniziative, estendendo la loro influenza non solo nel Torinese, ma anche in altre aree d’Italia, creando un modello di autotutela popolare che minaccia il monopolio della forza coercitiva dello Stato.
L’attività investigativa ha ricostruito come Mascia, sfruttando la potenza di amplificazione dei social media, abbia contribuito a strutturare e incentivare gruppi di persone inclini a farsi giustiziere, superando i limiti di un legittimo controllo del vicinato.

Le azioni di queste “ronde” – spesso presentate come risposta alla mancanza di sicurezza percepita – hanno generato un escalation di violenza e intimidazione, sfociando in aggressioni fisiche e comportamenti che denotano una chiara volontà di esercitare una forma di potere parallelo a quello delle istituzioni.
La dinamica è particolarmente preoccupante perché si inserisce in un contesto più ampio di crescente sfiducia nelle istituzioni e di polarizzazione sociale, facilmente manipolabile attraverso la disinformazione e la propaganda online.
Precedentemente, Mascia era stato oggetto di perquisizioni domiciliari, preludio a un’indagine più approfondita che lo ha identificato come figura centrale in queste dinamiche.
Le sue attività si sono estese anche nel Canavese, come dimostra la sua presenza a Ivrea e Rivarolo, dove ha utilizzato eventi pubblici per raccogliere consensi e promuovere iniziative di “più sicurezza”, spesso in collaborazione con movimenti di ispirazione nazionalista.

La questione solleva un dibattito urgente sulla responsabilità degli influencer e l’impatto dei social media sulla sicurezza pubblica, evidenziando la necessità di un quadro normativo più chiaro e di una maggiore educazione civica digitale.

Attualmente, il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari, ribadendo il principio fondamentale del diritto processuale penale che presuma l’innocenza degli indagati fino a prova contraria.
Il sequestro dei profili social di Mascia rappresenta un atto dovuto per evitare ulteriori istigazioni e per preservare l’integrità delle indagini, segnando un momento critico nell’analisi di come la giustizia fai-da-te possa erodere i pilastri dello stato di diritto.

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