Lanzo Torinese: Un’emergenza abitativa complessa e le sfide di un territorio in trasformazioneIl recente Consiglio comunale di Lanzo Torinese ha acceso un acceso dibattito sulla crescente emergenza abitativa, un campanello d’allarme che risuona in un contesto sociale in rapida evoluzione e che coinvolge l’intera comunità.
L’interrogazione del gruppo consiliare di opposizione “Lanzo per Noi” ha portato alla luce una situazione critica, esacerbata dalla difficoltà di accesso a risorse abitative comunali e dalla necessità di supportare fasce di popolazione particolarmente vulnerabili.
L’assessora ai Servizi Sociali, Erika Zanellato, ha illustrato l’approccio adottato dall’amministrazione, focalizzato sulla prevenzione e sull’intervento precoce, in collaborazione con il Servizio Emergenza Abitative del CIS (Centro Intercomunale Servizi).
L’obiettivo primario è evitare che situazioni di precarietà si trasformino in emergenze concrete, attraverso la creazione di percorsi individualizzati, integrati tra servizi sociali e rete territoriale.
Questo approccio proattivo, pur lodevole, si scontra con la scarsità di risorse disponibili e con la complessità dei casi affrontati.
Il sindaco Fabrizio Vottero, rispondendo alle sollecitazioni del gruppo di minoranza, ha sottolineato la priorità data all’assistenza umana, ribadendo l’importanza del rispetto delle procedure amministrative, anche se queste possono rallentare i processi.
Pur segnalando l’assenza di sfratti esecutivi formali nel corso del 2025, ha confermato il monitoraggio di cinque uomini soli, privi di supporto familiare, che necessitano di assistenza sociale.
La situazione è resa più problematica dalla necessità di alcuni di questi individui a lasciare le abitazioni assegnate a causa della mancata proroga dei contratti, un problema che evidenzia la precarietà delle soluzioni offerte e la mancanza di alternative concrete.
L’attuale disponibilità abitativa è limitata a quattro alloggi comunali destinati a situazioni di emergenza, tutti attualmente occupati.
Questo dato impone una riflessione più ampia sulla capacità del Comune di far fronte alla crescente domanda e sulla necessità di sviluppare strategie innovative per aumentare l’offerta di alloggi a prezzi accessibili.
Il sindaco ha inoltre evidenziato che 369 cittadini, corrispondenti a 265 nuclei familiari, sono seguiti dai servizi sociali, con 56 nuclei che beneficiano dell’assistenza domiciliare.
Questi numeri, seppur non traducendosi sempre in emergenze abitative manifeste, rivelano una fragilità diffusa che permea il tessuto sociale locale.
L’amministrazione comunale sta perseguendo diverse iniziative di supporto, tra cui contributi per affitti e cauzioni, l’iscrizione anagrafica per i senza dimora e percorsi educativi e formativi gestiti dal CIS.
Tuttavia, il sindaco ha giustamente sottolineato che la sfida più complessa risiede nella capacità di promuovere una consapevolezza personale e nell’accettazione di misure temporanee, elementi cruciali per avviare un percorso di reale risalita.
Il capogruppo di minoranza, Matteo Filippin, ha espresso apprezzamento per le spiegazioni fornite, ma ha posto l’attenzione su una criticità strutturale: la trasformazione di alloggi destinati all’emergenza in soluzioni permanenti, un meccanismo che rischia di bloccare il sistema stesso.
Filippin ha evidenziato come i dati presentati dipingano un quadro di una realtà sociale fragile, spesso sommersa, e come il disagio, se non affrontato con politiche mirate, possa evolvere in una condizione cronica.
Il gruppo “Lanzo per Noi”, in una successiva nota, ha ampliato la riflessione, sottolineando un “ciclo vizioso” tipico dei piccoli centri montani: spopolamento, difficoltà occupazionali e progressiva riduzione dei servizi essenziali.
La minoranza esorta l’amministrazione a sviluppare un impegno più strutturato e a considerare gli alloggi pubblici non come una soluzione definitiva, ma come un elemento all’interno di un quadro più ampio di politiche sociali volte a promuovere l’autonomia e a restituire prospettive concrete a chi si trova intrappolato nella precarietà.
Si tratta di un invito a ripensare il ruolo del Comune non solo come erogatore di servizi, ma come motore di sviluppo sociale ed economico, capace di creare opportunità e di rafforzare il capitale umano del territorio.







