Un’onda di circa trecento donne ha incrociato le scintillanti installazioni luminose e le caratteristiche casette del “Magico Paese di Natale” di Asti, in una vibrante e determinata manifestazione di protesta contro la decisione della multinazionale spagnola Konecta di dislocare la sede astigiana.
L’operazione, giustificata come un trasferimento strategico, prevede il consolidamento delle attività in un hub torinese, assorbendo i quattrocento lavoratori astigiani e i settecento provenienti da Ivrea, un totale di oltre mille persone coinvolte.
Tuttavia, la comunità locale nutre profonde riserve, come espresso dalla manifestante Silvana, che denuncia la reale natura dell’operazione come una forma di “licenziamento mascherato”.
La distanza di pendolarismo, resa economicamente insostenibile da una compensazione di soli settecento euro, solleva seri dubbi sulla possibilità concreta per molti dipendenti di mantenere il proprio posto di lavoro, costringendoli a cercare alternative.
Il tessuto sociale astigiano è fortemente caratterizzato dalla presenza femminile nel mondo del lavoro, come sottolinea il sindacalista Giuseppe Morabito della Cgil, precisando che l’ottanta percento dei lavoratori coinvolti sono donne, spesso madri lavoratrici, con ripercussioni significative sulle loro famiglie e sull’economia locale.
La chiusura rischia di impoverire il tessuto sociale, aumentando la precarietà e mettendo a dura prova la rete di supporto per i nuclei familiari.
A sostegno delle lavoratrici si è unito il sindaco Maurizio Rasero, che ha ribadito l’impegno dell’amministrazione comunale a “fare tutto il possibile per scongiurare la chiusura” e a tutelare i diritti dei lavoratori, prospettando una mediazione con l’azienda e una ricerca attiva di soluzioni alternative, come l’individuazione di nuove opportunità di investimento sul territorio.
La gravità del momento è stata evocata anche dal vescovo Marco Prastaro, che ha definito il clima prevalente un “Natale di freddo e gelo”, sottolineando la necessità di solidarietà e di un impegno collettivo per alleviare le sofferenze e offrire una speranza concreta per il futuro, in un periodo tradizionalmente dedicato alla gioia e alla condivisione.
La manifestazione rappresenta quindi non solo una protesta, ma un appello all’azione per difendere il diritto al lavoro e la dignità delle persone in un contesto economico sempre più incerto e globalizzato.








