Il riconoscimento di Alba come capitale dell’arte contemporanea per il 2027 proietta un’attenzione nazionale sul Piemonte, ma rischia di amplificare una disparità preesistente: il potenziale inespresso del patrimonio di Ivrea, sito UNESCO dal 2018, rimane un’opportunità mancata.
La città, segnata dal declino industriale post-Olivetti, necessita di una trasformazione profonda, un vero e proprio *reset* che coinvolga ogni settore: dalla politica all’economia, dalla finanza alla cultura.
Questo imperativo emerge con forza dall’appello di Niccolò Bellazzini, imprenditore e custode di Villa Rossi, un’opera significativa nel cuore del sito UNESCO, recentemente restituita al suo antico splendore dopo un complesso intervento di restauro triennale.
Bellazzini non agisce a titolo personale; incarna una crescente frustrazione condivisa dai proprietari di immobili residenziali inclusi nel sito “Ivrea Città industriale del XX Secolo”.
La sensazione è quella di un tesoro inesplorato, soffocato da una gestione frammentaria e da una visione strategica insufficiente.
L’inerzia attuale rischia di relegare Ivrea a un mero aneddoto storico, incapace di generare crescita e opportunità.
Per invertire questa tendenza, Bellazzini sollecita l’amministrazione comunale a promuovere un’iniziativa di portata epocale: la convocazione degli “Stati Generali Programmatici”.
Si tratta di un’assemblea che dovrà riunire figure chiave provenienti da diversi livelli istituzionali: rappresentanti dei Ministeri della Cultura e del Turismo, la Regione Piemonte, le Soprintendenze, gli enti di promozione turistica, sia centrali che periferici, le fondazioni dedicate al restauro del patrimonio culturale e gli istituti di credito.
L’obiettivo è tracciare una diagnosi puntuale delle criticità che ostacolano l’attrattività della città e definire un piano d’azione articolato, declinato su orizzonti temporali brevi, medi e lunghi, attraverso una serie di interventi mirati e progressivi.
Il Comune ha espresso un consenso preliminare a questa proposta, tuttavia, è necessario un impulso decisivo che acceleri la convocazione di questa assise cruciale.
La sfida non è solo amministrativa, ma anche culturale e sociale: occorre creare una nuova narrazione per Ivrea, capace di valorizzarne l’identità industriale e il suo ruolo pionieristico nell’urbanistica del secondo dopoguerra.
La storia di Villa Rossi, di cui Bellazzini è proprietario dal 2020, ne è un esempio emblematico.
Costruita alla fine degli anni Cinquanta, l’abitazione fa parte di un complesso di quattro ville commissionate da dirigenti di spicco dell’Olivetti all’Ufficio Consulenza Case Dipendenti (Uccd), un’istituzione che testimonia l’impegno sociale e l’innovazione urbanistica promossa dall’azienda.
La sua ristrutturazione rappresenta non solo un recupero architettonico, ma anche un simbolo di rinascita e di speranza per l’intera città, un invito a riscoprire il valore del suo patrimonio industriale e a proiettarlo verso un futuro di crescita e prosperità.
La valorizzazione di Villa Rossi, così come di altri edifici simbolo del sito UNESCO, deve diventare il motore di un cambiamento più ampio, capace di trasformare Ivrea in un polo di attrazione culturale, turistica e industriale.








