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martedì 28 Ottobre 2025

Sessant’anni di Programma 101: quando Olivetti inventò il personal computer

Dalla “Perottina” al mito del primo calcolatore personale. Un anniversario che ricorda all’Italia cosa vuol dire innovare davvero.

All’esposizione BEMA, tra i giganti dell’elettronica mondiale, una piccola macchina italiana cattura l’attenzione di tecnici e curiosi. È la Olivetti Programma 101, progettata a Ivrea da un gruppo di ingegneri guidati da Pier Giorgio Perotto. Ha la forma di una stampante compatta, pesa 35 chili e costa 3.200 dollari. Ma dentro, custodisce un’idea rivoluzionaria: un calcolatore programmabile personale, accessibile a chiunque. Sessant’anni dopo, quel sogno di tecnologia democratica continua a parlare di un’Italia visionaria, capace di anticipare il futuro – ma spesso incapace di trattenerlo.

Il laboratorio di Ivrea: la nascita della “Perottina”

L’equipe dei progettisti (eccetto Giuliano Gaiti) della P101 in un laboratorio Olivetti. In senso anti orario da sinistra in basso: Pier Giorgio Perotto, Giovanni De Sandre, Giancarlo Toppi e Gastone Garziera

Nel cuore del Piemonte, la Olivetti degli anni Sessanta era un’avanguardia industriale dove ingegneria, design e umanesimo convivevano.
Perotto e il suo piccolo team (Gianfranco Gozzi, Giovanni De Sandre e Gastone Garziera) svilupparono un calcolatore che unisse potenza e semplicità d’uso.
La Programma 101 fu la prima macchina capace di:

  • eseguire sequenze memorizzate di istruzioni;
  • salvare e richiamare i dati tramite una scheda magnetica – l’antenata dei floppy disk;
  • stampare risultati direttamente su carta;
  • dialogare con l’utente in modo intuitivo, tramite un semplice pannello numerico.

“Volevamo costruire qualcosa che non spaventasse la gente”, raccontò Perotto. “Un calcolatore umano, non una macchina fredda”.

Quella scheda magnetica – chiamata “cartolina” – era l’oggetto magico della P101: bastava inserirla per caricare un programma, portarselo via, rileggerlo altrove. Un concetto di portabilità del software che anticipava di decenni la cultura informatica moderna.

New York, 1965: l’Italia che stupisce il mondo

Quando la macchina arrivò alla fiera BEMA, fu uno shock. Olivetti non aveva un nome per quel dispositivo; il pubblico americano lo soprannominò “The Perottina”, un vezzeggiativo nato dalla curiosità per l’ingegnere italiano che la presentava con disarmante modestia. La Programma 101 era un computer travestito da calcolatrice, tanto da far nascere un dibattito terminologico: computer da tavolo o calcolatrice intelligente?
La risposta arrivò dai fatti:

  • oltre 44.000 unità vendute;
  • clienti come la NASA, che la utilizzò per i calcoli delle missioni Apollo;
  • un impatto culturale che attraversò laboratori, scuole e università.

“Era la prima volta che un computer entrava su una scrivania. E non spaventava nessuno”, scriverà Scientific American.

Il design di Mario Bellini: la bellezza come funzione

Il design fu affidato a Mario Bellini, destinato a diventare uno dei più grandi architetti e designer italiani. Bellini concepì linee pulite, sobrie, curve armoniche che “umanizzavano” l’oggetto tecnico. Il risultato fu un capolavoro di ergonomia e identità visiva: un computer che sembrava un mobile da studio, non un’astronave da laboratorio. Oggi, un esemplare originale della P101 è esposto al MoMA di New York, come simbolo di design funzionale e culturale.

Copiata, dimenticata, riscoperta

Nel 1968 la Hewlett-Packard lanciò il modello HP 9100A, che replicava in modo evidente la logica della P101. Olivetti citò l’azienda americana per plagio e vinse: HP fu costretta a pagare royalties. Eppure, in Italia, la macchina non fu mai valorizzata fino in fondo. L’azienda, travolta da crisi industriali e cambi di proprietà, non riuscì a mantenere il primato tecnologico. Il genio visionario si perse tra i corridoi della burocrazia e la miopia di chi, allora, non capì quanto rivoluzionaria fosse quella invenzione.

L’eredità: da Ivrea a Cupertino

La Programma 101 influenzò più di quanto si creda: Steve Jobs stesso riconobbe il debito culturale verso l’estetica Olivetti.
Nell’intervista a Wired USA del 1996, citò l’azienda piemontese come “una delle poche che univa ingegneria e poesia”.
Oggi, quell’approccio – in cui tecnologia e design dialogano – è la base del pensiero Apple. A Ivrea, intanto, resta il Museo Tecnologic@mente, dove la P101 continua a funzionare e a incantare chi la vede accendersi: i tasti meccanici, la testina che scrive, il ronzio costante della stampante termica.

Sessant’anni dopo: il futuro che fu

Sessant’anni dopo la sua nascita, la Programma 101 rimane la metafora perfetta del genio italiano: visionario, estetico, pratico, ma fragile nel tempo. Fu la dimostrazione che innovazione e bellezza possono convivere, e che l’intelligenza di un Paese non si misura solo nella capacità di inventare, ma anche in quella di sostenere, proteggere e credere nelle proprie idee.

Oggi, nella città di Ivrea – patrimonio UNESCO per la sua “città industriale del XX secolo” – il ricordo della P101 è più vivo che mai:
una testimonianza che il futuro, una volta, era italiano.


📍 Ivrea, ottobre 2025 – 60 anni di Programma 101
Esposizioni e iniziative al Museo Tecnologic@mente e al Laboratorio Olivetti Heritage.

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