La vicenda relativa all’impiego di agenti penitenziarie in gravidanza in mansioni ritenute potenzialmente dannose per la loro salute, sollevata dalla protesta dell’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria (OSAPP) presso il carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, ha assunto una rilevanza parlamentare, traducendosi nell’inoltro di un’interrogazione al Ministro della Giustizia Carlo Nordio.
L’iniziativa, promossa dalla senatrice Elisa Pirro, affiancata da Anna Bilotti, Ettore Antonio Licheri, Gabriella Di Girolamo, Ada Lopreiato e Bruno Marton, mira a porre al centro del dibattito politico un tema cruciale: la tutela della dignità e della sicurezza delle lavoratrici nel contesto del sistema penitenziario.
L’interrogazione non si limita a denunciare l’accaduto, ma ne approfondisce le implicazioni, rivelando un quadro di presunte criticità gestionali e organizzative che permeano la struttura.
Le due agenti in gravidanza, secondo quanto riferito, sono state assegnate a compiti specifici: una al servizio di portineria, caratterizzato da natura operativa e armata, l’altra, congiuntamente alla portineria, a traduzioni di detenuti.
Tali incarichi, in palese contrasto con le disposizioni normative che mirano a salvaguardare la salute delle lavoratrici durante la gravidanza, espongono a rischi concreti che andrebbero a compromettere non solo il benessere individuale, ma anche il diritto fondamentale alla procreazione sana e consapevole.
La ricostruzione dei fatti si fonda su elementi verificabili, come i registri dei turni e le testimonianze del personale coinvolto, suggerendo una potenziale consapevolezza della situazione da parte dei vertici dell’istituto.
Questa omissione, se confermata, solleva interrogativi significativi sulla responsabilità istituzionale e sulla capacità di applicare le normative esistenti in modo equo e coerente.
L’interrogazione parlamentare, dunque, va oltre la semplice richiesta di accertamento dei fatti.
Esige chiarimenti specifici: il Ministro è a conoscenza della situazione? Quali azioni concrete intende intraprendere per accertare le irregolarità? È stata coinvolta l’unità di vigilanza sull’igiene e la sicurezza dell’amministrazione della giustizia per valutare la conformità delle procedure?Ma l’indagine non si arresta alla sfera meramente formale.
La senatrice Pirro e i suoi colleghi pongono una questione ancora più profonda: esistono, all’interno del corpo di guardia, atteggiamenti discriminatori, ostili o, peggio, misogini nei confronti del personale femminile? Un ambiente di lavoro caratterizzato da pregiudizi e stereotipi può compromettere la professionalità, la motivazione e il benessere psicologico delle lavoratrici, generando un clima di tensione e insoddisfazione che si ripercuote sull’efficienza complessiva del sistema penitenziario.
La richiesta di misure correttive, in caso di riscontri positivi, sottolinea la necessità di promuovere una cultura del rispetto, dell’inclusione e della parità di genere all’interno del corpo di guardia, attraverso programmi di formazione, sensibilizzazione e, ove necessario, sanzioni disciplinari.
In definitiva, l’interrogazione parlamentare si configura come un campanello d’allarme, volto a stimolare una riflessione più ampia sulle condizioni di lavoro del personale penitenziario, con particolare attenzione alla tutela delle lavoratrici in gravidanza e alla promozione di un ambiente di lavoro equo, sicuro e rispettoso della dignità di ogni individuo.
La risposta del Ministro Nordio sarà cruciale per comprendere se il sistema penitenziario è in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze di protezione delle lavoratrici e di garantire il rispetto dei loro diritti fondamentali.