Un’onda di speranza, fragile ma tenace, si è riversata in piazza Ferrero, ad Alba, culminando in un suggestivo tributo simbolico: decine di barchette di carta, depositate su un telo bianco, un omaggio silenzioso alla Global Sumud Flotilla e al grido di solidarietà rivolto a Gaza.
La manifestazione, orchestrata dall’Ufficio della Pace del Comune e dalla Rete cuneese per la Palestina, ha visto convergere un numeroso pubblico, inclusi rappresentanti istituzionali come il sindaco Alberto Gatto e altri amministratori locali, tutti accomunati da un’invocazione universale: la pace, non solo per la Palestina, terra martoriata da un conflitto pluridecennale, ma per l’Ucraina, anch’essa teatro di una devastante crisi umanitaria.
L’evento, ben più di una semplice protesta, si è configurato come un atto di testimonianza, un tentativo di rendere tangibile l’orrore e la sofferenza che permeano la regione mediorientale.
Al centro della narrazione, le voci dirette di coloro che sono in prima linea: Martina Marchiò, infermiera di Medici Senza Frontiere, ha portato con sé l’eco dei suoi interventi a Gaza, descrivendo le conseguenze strazianti del conflitto sulla popolazione civile, i neonati privi di assistenza, gli anziani abbandonati, la fragilità di un sistema sanitario al collasso.
La sua testimonianza, cruda e commovente, ha offerto un quadro impietoso della realtà, ben lontano dalle narrazioni semplificate che spesso filtrano dai media.
Accanto alla voce della giovane infermiera, si è levata quella di Nino Rocca, settantenne attivista e veterano di iniziative di supporto alla causa palestinese, che ha condiviso la sua esperienza imbarcato sulla Flotilla, un gesto simbolico di sfida e di solidarietà.
Il suo racconto ha evocato un senso di responsabilità collettiva, invitando i presenti a riflettere sul ruolo dell’Occidente e sulla necessità di un impegno attivo per la giustizia e l’equità.
La manifestazione ad Alba non è stata solo un grido di protesta, ma un atto di memoria e di impegno civile, un invito a superare le barriere ideologiche e geografiche per abbracciare un futuro di pace e di speranza, un futuro in cui le barchette di carta, simbolo di fragilità e di resilienza, possano navigare in acque più tranquille.
L’abbraccio ad Alba, rivolto a Gaza, si è esteso a tutti coloro che soffrono per la guerra, un gesto di umanità che spera di risuonare al di là dei confini territoriali.