Anna Rosa Gallesio Girola, figura emblematica del Piemonte del Novecento, è stata molto più di una giornalista: fu un’intellettuale impegnata, un’amministratrice lungimirante e una partigiana coraggiosa, la cui eredità continua a illuminare la città di Torino, recentemente onorata con l’intitolazione di un giardino a suo nome.
La sua scomparsa, avvenuta nel 2010, privò il Piemonte di una testimonianza preziosa di un’epoca cruciale per la ricostruzione e la modernizzazione del Paese.
La sua traiettoria politica e professionale si intrecciò profondamente con la storia della Provincia di Torino, precursore della Città Metropolitana, come sottolineata dalla presenza del vicesindaco Jacopo Suppo durante la cerimonia commemorativa, un gesto che riconosce il suo contributo fondamentale.
Il Gonfalone dell’Ente, decorato con la Medaglia d’oro al valor civile per la Resistenza, simboleggia il suo impegno attivo nella lotta contro il fascismo e la sua successiva dedizione alla costruzione di una società più giusta e inclusiva.
Anna Rosa Gallesio Girola, con la modestia e la determinazione che la contraddistinsero, si definì una “giornalista imprestata alla politica”, ma la sua azione amministrativa fu profondamente innovativa.
Eletta nel Consiglio Provinciale di Torino nel 1951, fu una pioniera, la prima donna a ricoprire un ruolo così significativo nelle istituzioni locali.
La sua presenza in Consiglio, protrattasi fino al 1970, e il successivo incarico di assessora all’Assistenza (1965-1970), furono caratterizzati da una visione progressista e da un forte senso di responsabilità sociale.
Tra le sue iniziative più significative, spicca l’impulso dato allo sviluppo dei Centri di Igiene Mentale, nati a Torino nel 1958, una scelta rivoluzionaria che segnò un punto di rottura con il modello manicomiale, considerato obsoleto e disumano.
Questa decisione, lungimirante e profondamente umanitaria, anticipò di anni le direttive nazionali e internazionali sulla salute mentale, contribuendo a migliorare la qualità della vita di migliaia di persone.
Il suo contributo non si limitò alla sfera sociale.
Nel 1968, con occhio attento alle ferite ancora aperte della società, promosse una riforma cruciale dell’Istituto per l’Infanzia di Torino, trasformandolo in Istituto per l’Infanzia e la Maternità.
Questa scelta epocale mirava a smantellare il tabù che ancora gravava sulla maternità “non convenzionale”, un tema delicato e spesso stigmatizzato in quegli anni.
Anna Rosa Gallesio Girola, con un coraggio e una sensibilità fuori dal comune, volle ridare dignità e riconoscimento alle donne che affrontavano la maternità in condizioni di difficoltà, sottolineando che, pur essendo una scelta meno fortunata, essa rappresentava un compito che richiedeva spesso eroismo e resilienza.
La sua visione, profonda e umanitaria, contribuì a costruire un futuro in cui la maternità, qualunque essa fosse, potesse essere vissuta con serenità e dignità.







