L’analisi del percorso governativo di Giorgia Meloni, offerta da Urbano Cairo durante il Festival della Tv di Dogliani, si configura come una valutazione complessa, che oscilla tra il riconoscimento di un dato di fatto – la stabilizzazione politica del Paese – e l’auspicio di un’azione riformatrice di portata ben maggiore. La stabilità, pur essenziale, non deve essere fine a sé stessa, ma piuttosto il presupposto per un’azione trasformativa che proietti l’Italia verso un futuro più prospero e resiliente.Cairo sottolinea come l’Italia, a differenza di nazioni come la Germania, abbia evitato l’instabilità politica che ne ha segnato il recente passato. Questa condizione, sebbene positiva, non deve indurre in una sorta di compiacimento, bensì spingere verso un’azione governativa più audace e incisiva. Il capitale politico accumulato dalla Presidente del Consiglio, supportata da una solida maggioranza parlamentare e da un notevole consenso popolare, rappresenta un’opportunità unica per attuare riforme strutturali di ampio respiro.L’idea di una “spending review” ampliata, immaginata come un esercizio di revisione delle spese pubbliche affidato a un centinaio di figure, evoca un modello di gestione efficiente e trasparente, ispirato all’esperienza di Cairo stesso all’interno di RCS. Questo approccio, radicalmente diverso dalle pratiche consolidate, suggerirebbe un cambio di paradigma nella gestione delle risorse pubbliche, mirato a individuare e eradicare gli sprechi, liberando risorse preziose per investimenti strategici. L’ampliamento del numero di soggetti coinvolti nella revisione delle spese non mirerebbe tanto a una maggiore efficienza individuale, quanto a una diffusione della cultura del controllo e della responsabilità, coinvolgendo competenze eterogenee e promuovendo un dibattito costruttivo.L’accenno alla possibile discesa in politica di Cairo stesso, seguito dalla retorica domanda “Qualcuno vuole comprare?”, rivela una riflessione più profonda sul ruolo dell’imprenditore e del manager nel contesto politico. La preoccupazione per la gestione di un’azienda complessa, con migliaia di dipendenti e significative sfide finanziarie, evidenzia la difficoltà di conciliare impegni imprenditoriali con le responsabilità di un incarico politico, e solleva interrogativi sulla sostenibilità di un simile passaggio. L’ironia nella domanda finale, però, suggerisce anche una certa disillusione nei confronti del panorama politico e una certa ambivalenza verso l’idea di un coinvolgimento diretto. In ultima analisi, si percepisce un desiderio di lasciare spazio a nuove figure e a nuove energie, confidando che possano contribuire a migliorare il Paese, anche senza la sua partecipazione attiva. La stabilità garantita dal governo Meloni potrebbe dunque rappresentare il terreno fertile per un futuro di cambiamenti, anche al di là delle attuali dinamiche politiche.
Cairo: Stabilità Meloni, opportunità per riforme coraggiose
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