Un’ombra si addensa sul tessuto sanitario torinese: il presidio di via Bellono, pilastro per la cura e l’assistenza alla famiglia e all’infanzia, è a rischio di chiusura.
Un atto che, lungi dall’essere una semplice riorganizzazione amministrativa, si configura come un colpo significativo alla salute pubblica e alla tutela dei diritti fondamentali.
La decisione, comunicata con scarsa trasparenza e senza un reale coinvolgimento della comunità, innesca un’onda di preoccupazione e risentimento.
I residenti del quartiere, e non solo, si trovano di fronte a un futuro incerto, costretti a percorrere tragitti più lunghi e gravosi per accedere a servizi essenziali.
L’alternativa più immediata, il consultorio di via Monginevro, è già provato da un carico di lavoro eccessivo e da una progressiva riduzione delle risorse, mentre l’ulteriore trasferimento verso via Farinelli, a distanza di quasi dieci chilometri, rappresenta una barriera quasi insormontabile per anziani, famiglie con bambini piccoli e persone con mobilità ridotta.
Questa scelta, come sottolinea il movimento Potere al Popolo, non può essere interpretata come una questione meramente tecnica o gestionale.
È il risultato di una visione politica ben precisa, che privilegia la logica del profitto a breve termine e la deregolamentazione a scapito del benessere collettivo.
L’emorragia di risorse che ha caratterizzato il sistema sanitario negli ultimi decenni, con tagli indiscriminati, la crescente esternalizzazione di servizi vitali e la privatizzazione di strutture essenziali, ha minato la capacità del sistema pubblico di garantire un accesso equo e universale alle cure.
I consultori, storicamente luoghi di ascolto, prevenzione e sostegno alla genitorialità, vengono sistematicamente relegati a voci secondarie nel bilancio regionale, considerati un costo da eliminare anziché un investimento nel capitale umano.
La responsabilità di questa situazione, denunciano i promotori della protesta, grava sulle spalle di chi oggi governa la Regione Piemonte e gestisce l’Azienda Sanitaria Locale.
Mentre il panorama urbano si arricchisce di cliniche private, spesso affiancate da pratiche di marketing aggressive, i servizi pubblici, pilastri della solidarietà e dell’inclusione sociale, vengono progressivamente smantellati.
La chiusura del consultorio di via Bellono non è un fatto isolato, ma un sintomo di una crisi più profonda, che mette a rischio la tenuta stessa del sistema sanitario pubblico e la sua capacità di rispondere ai bisogni reali della popolazione.
Si tratta di un campanello d’allarme che richiede una risposta urgente e coraggiosa, basata sulla riaffermazione dei diritti sociali e sulla riconquista della sanità come bene comune, accessibile a tutti, senza distinzioni.
La difesa del consultorio di via Bellono è, in ultima analisi, la difesa di un modello di società più giusto e solidale.






