L’attuale modello di gestione pubblica in Italia presenta criticità evidenti, caratterizzate da una spesa eccessiva e spesso inefficiente a livello centrale.
Un’analisi comparativa rivela come le entità territoriali – Comuni, Province e Regioni – siano spesso in grado di fornire servizi più efficienti e mirati, impiegando risorse in modo più oculato.
Questa constatazione apre la strada a una riflessione profonda sulla possibile riorganizzazione del sistema, con la devoluzione di competenze e responsabilità attualmente in capo allo Stato a favore delle realtà locali.
L’idea, sostenuta anche dal Ministro Roberto Calderoli, non si configura come una mera riduzione del ruolo statale, bensì come una riprogettazione del sistema di governance, mirata a valorizzare la diversità interna del Paese.
L’Italia, per la sua stessa natura geografica, storica e culturale, è un mosaico di realtà distinte, ognuna con esigenze e potenzialità specifiche.
Un approccio “taglia e cuci” imposto dall’alto rischia di ignorare queste peculiarità, generando inefficienze e insoddisfazione.
Il regionalismo differenziato rappresenta, in questo contesto, una soluzione innovativa e flessibile.
Non si tratta di un progetto recente: le prime discussioni risalgono al 2001, culminando nell’approvazione della legge che ne definisce i contorni.
L’obiettivo è quello di conferire alle Regioni autonomia legislativa e amministrativa, consentendo loro di adattare le politiche alle specifiche necessità del proprio territorio.
Questo processo non implica una frammentazione del Paese, bensì una maggiore capacità di risposta ai bisogni dei cittadini, grazie alla conoscenza diretta del contesto locale.
Il percorso è tuttora in corso, con l’impegno del Governo a presentare entro dicembre le prime intese al Consiglio dei Ministri.
Attualmente, diverse Regioni, tra cui il Piemonte, hanno avviato trattative con il Ministero per gli Affari regionali e le Autonomie per definire ambiti di maggiore autonomia.
L’esempio del Piemonte, che sta negoziando un accordo con il Ministero dell’Interno per la fornitura gratuita del passaporto ai diciottenni a domicilio, illustra concretamente le potenzialità di questa nuova modalità di collaborazione tra Stato e Regioni.
Si tratta di un esempio tangibile di come la decentralizzazione possa semplificare l’accesso ai servizi e migliorare la qualità della vita dei cittadini, liberando risorse che possono essere reinvestite in settori prioritari.
Il modello proposto, lungi dall’essere una semplice delega di poteri, rappresenta una sfida alla rigidità del centralismo, auspicando un sistema più agile, efficace e capace di rispondere alle reali esigenze di un Paese complesso e articolato come l’Italia.