La recente manovra fiscale del governo Meloni, con la sua ripercussione a livello regionale, sta suscitando forti contrasti e preoccupazioni, in particolare in Piemonte, dove l’opposizione, guidata da Stati Uniti d’Europa e Italia Viva, denuncia un impatto significativo sul ceto medio.
La consigliera Vittoria Nallo, durante una conferenza a Palazzo Lascaris, ha espresso la ferma intenzione di contrastare la riforma in Consiglio regionale, sottolineando come l’incremento dell’Irpef rappresenti un onere insostenibile per chi produce e lavora, senza garanzia di un corrispondente miglioramento dei servizi pubblici essenziali.
L’accusa mossa dall’opposizione è quella di una deliberazione affrettata, un “blitz” volto a eludere l’attenzione pubblica e a mascherare le reali conseguenze sull’economia familiare.
In particolare, le fasce di reddito comprese tra i 28.
000 e i 50.
000 euro, tradizionalmente considerate il pilastro della società italiana, si trovano ad affrontare una pressione fiscale crescente, contraddicendo le promesse di tutela del ceto medio che Forza Italia aveva a suo tempo avanzato.
La senatrice Silvia Fregolent, esponente di Italia Viva, ha enfatizzato le potenziali ripercussioni sociali di questa politica, definendola un’ulteriore prova della mancanza di tutela del ceto medio da parte della coalizione di destra.
Insegnanti, infermieri, dipendenti pubblici, categorie professionali cruciali per il funzionamento del Paese, si ritrovano gravati da tasse più elevate e confrontati con un progressivo ridimensionamento dei servizi a loro disposizione.
Questa situazione si inserisce in un quadro più ampio di difficoltà economiche: secondo recenti indagini, una percentuale considerevole di famiglie italiane non dispone delle risorse necessarie per permettersi una vacanza, mentre molti rinunciano a cure mediche essenziali, a riprova di un crescente squilibrio socio-economico.
La critica di Fregolent si estende alla mancanza di una visione strategica a livello nazionale, accusando la destra di navigare a vista in settori chiave come l’agricoltura, l’implementazione dell’industria 5.
0 e la gestione dei dazi doganali.
L’attuale rapporto con l’amministrazione statunitense, lontana dall’essere un fattore di crescita per l’economia italiana, pare aver accentuato le disparità e le incertezze.
Il grido di battaglia è chiaro: è tempo di un cambio di rotta, di una leadership capace di progettare un futuro più equo e sostenibile per il Paese.
A concludere i lavori, il senatore Enrico Borghi ha rivolto una critica severa alla riforma dell’Irpef a livello nazionale, denunciando come l’adozione di una tassazione a tre scaglioni abbia penalizzato in modo significativo le regioni, riversando su di esse un peso insostenibile.
Il Piemonte, in particolare, subisce una riduzione di 150 milioni di euro, con conseguenze dirette sulla capacità di erogazione di servizi essenziali.
Borghi ha poi ampliato il suo attacco, evidenziando un fallimento generalizzato in ambiti cruciali come la sanità, la sicurezza, la politica commerciale e la gestione dei flussi migratori, siglando un quadro di inadeguatezza complessiva dell’attuale azione di governo.
La richiesta è quella di un’inversione di marcia, di una revisione radicale delle politiche economiche e sociali in atto, per restituire al Paese la speranza di un futuro più prospero e inclusivo.