La recente ondata di critiche sollevate dal Partito Democratico piemontese riguardo alla gestione sanitaria regionale si rivela, a nostro avviso, un’operazione di comunicazione priva di fondamento e distorta dalla logica della contrapposizione politica.
La lettura superficiale e selettiva dei rapporti Gimbe e Agenas, enti di riconosciuta autorevolezza nel monitoraggio della sanità italiana, non rende giustizia alla complessità del quadro reale, che evidenzia invece una regione con performance superiori alla media nazionale in diversi indicatori di qualità.
L’assessore alla Sanità, Federico Riboldi, ha giustamente sottolineato come l’inversione di tendenza nelle liste d’attesa, un tema cruciale per la cittadinanza, sia in atto e necessiti di un consolidamento continuo.
Il recupero di oltre 100.000 prestazioni in pochi mesi testimonia un impegno concreto, sebbene sia un processo che richiede tempo e risorse.
Parallelamente, la politica sanitaria regionale ha implementato una strategia di potenziamento del personale con 4.000 nuove assunzioni dal 2019, una cifra significativa considerando le difficoltà strutturali a livello nazionale nel reclutamento di medici e infermieri.
È importante contestualizzare tale sforzo, riconoscendo che la carenza di personale sanitario è un problema endemico che affligge l’intero paese, indipendente dalle scelte politiche di una singola amministrazione.
L’osservatorio sulle assunzioni, che coinvolge attivamente sindacati e rappresentanti della dirigenza medica, certifica la veridicità di questi dati, inficiando ulteriormente la credibilità delle accuse democratiche.
L’accusa di inefficiente gestione delle risorse economiche appare particolarmente infondata e, anzi, si pone in contrasto con i dati oggettivi.
L’amministrazione regionale ha dimostrato apertura e trasparenza nell’affrontare le difficoltà di accesso alle cure, riconoscendone la gravità.
Tuttavia, la radice di tali problematiche affonda le sue origini in scelte politiche precedenti, caratterizzate da una riduzione drastica delle strutture sanitarie e da politiche di razionalizzazione che, sebbene dettate da necessità di bilancio, hanno innescato un progressivo deterioramento del sistema.
Per quanto riguarda l’utilizzo di figure professionali a gettone, l’andamento recente registra una diminuzione sia nell’impiego che nella spesa, con una riduzione del 30% rispetto al passato.
In definitiva, sembra che l’azione del Partito Democratico si riduca a un reiterato tentativo di generare polemiche a fini mediatici, forse per dare risalto a una conferenza regionale sulla sanità che, per ironia della sorte, vede la presenza di un personaggio di spicco come l’ex ministro Speranza, figura a suo tempo protagonista di scelte controverse nella gestione dell’emergenza sanitaria.
È auspicabile che il dibattito politico si concentri sulla ricerca di soluzioni concrete e condivise, anziché sulla sterile accusa e sulla strumentalizzazione di dati complessi, in un’ottica di collaborazione e di tutela della salute dei cittadini.
La sanità pubblica, infatti, non può essere terreno di scontro ideologico, ma deve rappresentare un patrimonio comune da preservare e migliorare costantemente.