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sabato 25 Ottobre 2025

Sanità Piemonte: crisi strutturale, carenza di personale e rinunce alle cure

Il sistema sanitario piemontese si trova ad affrontare una crisi complessa e strutturale, ben al di là delle dichiarazioni politiche di parte.

Le recenti analisi di Agenas e Fondazione Gimbe, enti di riconosciuta autorevolezza, confermano una situazione allarmante, corroborata da dati concreti presentati dagli esponenti del Partito Democratico in Consiglio Regionale.

La narrativa di una sanità efficiente, nonostante l’erogazione di risorse superiori alla media nazionale (ben 159 milioni di euro in più), si rivela una mera illusione di fronte all’evidenza di un progressivo deterioramento.
Il dato più critico emerge dalla gestione del personale medico e infermieristico.
Mentre a livello nazionale si registra un incremento del numero di professionisti sanitari, il Piemonte evidenzia una contrazione preoccupante.

Tra il 2019 e il 2023, si sono verificati decrementi significativi: 289 medici in meno (-3,44%) e 473 infermieri in meno (-2,14%).

L’incremento di operatori socio-sanitari (OSS), con 909 nuove assunzioni (+13,83%), appare un palliativo insufficiente a compensare la carenza di figure professionali fondamentali per l’erogazione di servizi essenziali.

Un altro elemento di profonda criticità risiede nella crescente rinuncia alle cure da parte della popolazione.
Tra il 2023 e il 2024, oltre 390.000 piemontesi hanno rinunciato a ricevere assistenza sanitaria, rappresentando l’8,8% della popolazione regionale, un dato superiore alla media nazionale del 7,6%.

Questa rinuncia, spesso dettata da barriere economiche, lunghe attese o difficoltà di accesso ai servizi, alimenta un circolo vizioso che compromette la salute pubblica e aggrava le disuguaglianze sociali.

La spesa eccessiva per il ricorso a personale a gettone, con il Piemonte che detiene il primato nazionale per questa voce di costo (115 milioni di euro), suggerisce una gestione inefficiente delle risorse umane e una dipendenza da soluzioni temporanee che non affrontano i problemi di fondo.
Questa pratica non solo comporta un onere economico significativo, ma indica anche una mancanza di pianificazione strategica e una difficoltà a garantire la continuità dell’assistenza.
Infine, il Piemonte si colloca in una posizione deficitaria anche per quanto riguarda l’accesso a figure specialistiche, come pediatri di libera scelta (49 in meno) e medici di medicina generale, con un rapporto numero di medici per mille abitanti che lo pone all’ultimo posto in Italia.

Questi dati impongono una revisione urgente del piano socio-sanitario regionale e richiedono un confronto aperto e costruttivo, come quello previsto nella Conferenza regionale “La salute è un diritto” del 17 e 18 ottobre, al fine di definire strategie efficaci per garantire a tutti i cittadini piemontesi il diritto fondamentale alla salute.

È necessario superare le logiche di breve termine e investire in modo mirato in personale qualificato, in infrastrutture moderne e in modelli di assistenza innovativi, ponendo al centro la persona e le sue reali esigenze.

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