Torino: Libertà di pensiero a rischio, una protesta si fa sentire.

L’annullamento della conferenza “Russofobia, russofilia, verità” a Torino, inizialmente prevista al Polo del ‘900 e poi riallocata presso il circolo Arci La Poderosa, e le successive difficoltà nell’organizzazione di un nuovo incontro, “Democrazia in tempo di guerra”, con Alessandro Barbero e Angelo D’Orsi, sollevano interrogativi profondi sullo stato della libertà di pensiero e del dibattito pubblico nell’attuale contesto geopolitico.

La vicenda, denunciata da Paolo Ferrero, segretario provinciale di Rifondazione Comunista Torino, non è un evento isolato, ma si configura come un sintomo preoccupante di un’escalation di censure e tentativi di soffocare voci dissenzienti.

La perdita della sede al Teatro Grande Valdocco, dopo le difficoltà incontrate precedentemente, non può essere interpretata come una semplice questione logistica o amministrativa.

Rappresenta, invece, un chiaro segnale di un clima di intolleranza che mira a impedire la discussione aperta e critica, soprattutto quando si tratta di argomenti complessi e controversi come i rapporti tra Russia e l’Occidente, le radici storiche dei conflitti attuali e le sfumature di un panorama spesso ridotto a stereotipi semplificatori.

La risposta di Rifondazione Comunista Torino, l’invito a partecipare a un sit-in di protesta in Piazza Palazzo di Città e la promessa di una nuova sede, più ampia e accessibile, non sono semplici gesti simbolici, ma un atto di resistenza democratica.

È un’affermazione della volontà di ampliare la partecipazione popolare, di creare spazi di confronto alternativi a quelli controllati da logiche di potere che mirano a imporre un’unica narrazione.
L’espressione “escalation democratica” sottolinea l’intenzione di superare le limitazioni imposte, di moltiplicare le opportunità di ascolto e di dialogo, di trasformare un ostacolo in un’occasione per rafforzare il tessuto democratico.
La frase “ai ladri di democrazia rispondiamo allargando la democrazia” incarna una filosofia politica che si oppone alla riduzione della sfera pubblica a un mero strumento di propaganda o di consenso.

È un appello alla riappropriazione della parola, alla difesa del diritto di esprimere opinioni diverse, anche quando scomode o impopolari.

La complessità del rapporto tra la narrazione dominante e le voci marginali, la necessità di decostruire i pregiudizi e di promuovere una comprensione più profonda delle cause dei conflitti contemporanei, richiedono un impegno costante a favore della libertà di pensiero e del pluralismo delle opinioni.
Questo episodio a Torino, lungi dall’essere un semplice intoppo organizzativo, si rivela un campanello d’allarme, un invito a vigilare sulla salute della democrazia e a difenderla con coraggio e determinazione.
La sfida è quella di trasformare le restrizioni in opportunità, la repressione in partecipazione, il silenzio in dialogo.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap