Sergio Viganò, figura emblematica nel panorama della fisioterapia sportiva italiana, si è spento all’età di 84 anni in un ospedale di Alessandria, lasciando un vuoto inestimabile nel mondo del calcio e non solo.
La sua scomparsa segna la fine di un’era, quella dei pionieri che hanno contribuito a professionalizzare e a elevare il ruolo del massaggiatore, oggi fisioterapista, all’interno dello staff tecnico delle squadre.
Viganò non fu semplicemente un massaggiatore, ma un vero e proprio custode del benessere dei calciatori.
La sua carriera, durata decenni, lo ha visto operare in diverse realtà, consolidando una profonda conoscenza del corpo umano e delle sue esigenze specifiche legate all’attività sportiva ad altissimo livello.
In particolare, il suo nome è indissolubilmente legato alla Sampdoria, club con cui ha condiviso momenti intensi e significativi, contribuendo in maniera determinante alla preparazione fisica e alla cura degli infortuni dei giocatori.
Il suo approccio, sempre improntato alla professionalità e all’attenzione al dettaglio, lo ha reso una figura molto apprezzata dai calciatori e dai tecnici con cui ha collaborato.
Dopo il ritiro dalle attività agonistiche, Viganò si è trasferito a Lu, nel cuore del Monferrato, mantenendo un legame profondo con la società Luese, di cui ha assunto il ruolo di presidente onorario.
La sua presenza ha rappresentato un punto di riferimento importante per la squadra, un’eredità di valori e di passione che ha ispirato generazioni di giovani calciatori.
La sua dedizione alla Luese testimoniava un attaccamento al territorio e una visione del calcio intesa come strumento di crescita sociale e di aggregazione comunitaria.
Il cordoglio di Mauro Rizzin, attuale vicesindaco di Sale e amico fraterno di Viganò, esprime un sentimento diffuso in tutta la comunità sportiva.
La perdita di Sergio Viganò si configura come un lutto che va oltre il semplice ambito sportivo, segnando la fine di un capitolo importante nella vita di Rizzin e di molti altri che hanno avuto il privilegio di conoscere e apprezzare la sua umanità e la sua professionalità.
Come sottolinea Rizzin, con la scomparsa di Viganò, si perde un tassello fondamentale di un percorso di vita ricco di esperienze condivise, un patrimonio di ricordi e di valori che non potrà essere dimenticato.
La sua figura rimane un esempio di dedizione, passione e integrità, un modello per chiunque aspiri a raggiungere l’eccellenza nel mondo dello sport e non solo.