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sabato 15 Novembre 2025

Coppa Davis-Cile: un trionfo tra politica, simboli e coraggio.

Il trionfo in Coppa Davis contro il Cile, un’emozione che Paolo Bertolucci descrive come una tangibile vicinanza all’estasi, non fu solo una vittoria sportiva, ma un evento intriso di significato politico e sociale, un crocevia di tensioni e simbolismi che il tempo, fortunatamente, ha permesso di comprendere appieno.
L’aneddoto riemerge durante un’iniziativa di Sky, “Sky Up The Edit”, un progetto volto a promuovere l’alfabetizzazione digitale nelle scuole, e offre uno sguardo inedito su un momento cruciale della storia del tennis italiano.
Le circostanze che portarono a quella finale furono tutt’altro che semplici: l’Italia era dilaniata da forti disordini interni, e la decisione di schierare la nazionale cilena in Coppa Davis divenne un catalizzatore di proteste, un simbolo controverso in un clima di profonda instabilità politica.
Bertolucci, figura iconica del tennis italiano, ricorda vividamente l’atmosfera carica di tensione.

La decisione di indossare le magliette rosse, inizialmente accolta con disapprovazione, si rivelò un atto di coraggio, un segnale silenzioso di solidarietà verso il popolo cileno oppresso dal regime di Pinochet.

L’ex campione rievoca il ricordo di Adriano Panatta, leggenda del tennis italiano, che la sera prima della decisiva giornata di doppi, lo supplicò di recuperare la maglietta rossa, nonostante i dubbi di Bertolucci, legati alla presenza del vice di Pinochet tra il pubblico.
Quel gesto, apparentemente banale, rappresentò un atto di sfida, un modo per manifestare una posizione netta in un momento storico delicato.
La difficoltà di cogliere immediatamente il significato di quel gesto fu amplificata dalle limitazioni tecnologiche dell’epoca: le trasmissioni televisive in bianco e nero non permettevano di apprezzare appieno il colore rosso delle magliette, simbolo di ribellione e speranza.
Solo con il passare del tempo, la profondità di quel significato è stata riconosciuta e apprezzata, trasformando un aneddoto sportivo in un episodio significativo della memoria collettiva italiana.
La vicenda, raccontata ora con la distanza di anni, testimonia come lo sport possa trascendere il campo da gioco, diventando uno strumento di comunicazione e un veicolo di valori, anche in contesti storici complessi e tumultuosi.

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