La recente battuta d’arresto alle ATP Finals di Torino ha rappresentato per Alex De Minaur un’esperienza profondamente destabilizzante, un vero e proprio abisso emotivo che lo ha portato a mettere in discussione la sua passione per il tennis.
Le parole pronunciate in conferenza stampa dopo la vittoria su Taylor Fritz non celebrano tanto la vittoria in sé, quanto la riconquista di un equilibrio interiore, un ritorno alla serenità che trascende l’importanza del risultato sportivo.
L’episodio ha offerto una rara e preziosa finestra sulla vulnerabilità di un atleta di alto livello, un riconoscimento che il successo non è un diritto acquisito, ma un percorso costellato di sfide e, inevitabilmente, di sconfitte.
La frustrazione non era tanto legata alla perdita in sé, quanto alla sensazione di aver perso il contatto con la gioia intrinseca del gioco, con la purezza della competizione.
Si era immerso in una spirale di auto-critica e pressione, allontanandosi da ciò che lo aveva reso un tennista di successo.
La chiave della sua ripresa, come egli stesso rivela, risiede nella capacità di distaccarsi dall’ossessione per il risultato.
Abbandonare la spirale dei “cosa succederebbe se” – una forma di ansia proiettata nel futuro che paralizza l’azione – gli ha permesso di concentrarsi sul processo, sull’esecuzione della sua strategia di gioco.
Ritornare all’essenza, al “come” voleva giocare, anziché preoccuparsi del “se” avrebbe vinto, è stato liberatorio.
La gratitudine espressa verso il suo team – allenatori, famiglia, amici – sottolinea l’importanza del supporto emotivo nel percorso di un atleta.
Non si tratta solo di preparazione fisica e tecnica, ma di un sostegno psicologico che lo aiuta a navigare le tempeste emotive che inevitabilmente sorgono durante una carriera agonistica.
La capacità di elaborare la sconfitta, di imparare dagli errori e di mantenere una prospettiva positiva è fondamentale per la resilienza.
La sua affermazione, che si sentisse “incredibilmente fortunato” per aver ricevuto aiuto, rivela una maturità emotiva significativa.
Riconoscere la propria vulnerabilità e accettare l’assistenza di chi gli sta vicino è un segno di forza, non di debolezza.
La capacità di metabolizzare l’esperienza negativa e trasformarla in motivazione per il futuro è una qualità distintiva dei grandi campioni.
De Minaur, ora, guarda avanti con rinnovato entusiasmo.
L’episodio a Torino non è stato un fallimento, ma un’opportunità di crescita personale e sportiva.
L’auspicio di poter continuare a giocare in Italia, un paese che lo accoglie con calore, non è solo legato alla competizione, ma anche alla connessione emotiva che lo lega a questo territorio.
La speranza è quella di mantenere lo slancio ritrovato, di continuare a costruire un percorso sportivo basato sulla passione, sull’impegno e, soprattutto, sulla serenità interiore.







