Tre figure di luce e dedizione aggredite: la notte di coraggio all’ospedale Moscati.

Nel cuore della notte, tra il fragore dei giorni che si susseguono senza sosta, tre figure di luce e dedizione sono state brutalmente aggredite nel silenzio ovattato dell’ospedale Moscati di Taranto. Non c’era nulla a presagire la tempesta imminente, solo il respiro affannoso di un paziente in preda all’alterazione psico-fisica che ha trasformato un reparto tranquillo in un campo di battaglia improvviso. Le infermiere, custodi instancabili della salute altrui, hanno subito l’ira violenta con pugni e calci, portando sulle loro pelli le ferite invisibili di una violenza ingiusta.Ma nell’oscurità della notte, una luce di speranza si è accesa: una delle coraggiose infermiere è riuscita a raggiungere la dottoressa di turno nel reparto Psichiatria, che con mano ferma e cuore compassionevole ha sedato il tumulto interno del paziente. E così le operatrici sanitarie hanno ripreso il loro lavoro silenzioso e prezioso, continuando a curare e assistere chiunque bussi alla porta dell’ospedale in cerca di aiuto.All’alba, stanche ma determinate, le tre donne si sono recate al punto di primo intervento per farsi medicare e avviare le pratiche burocratiche necessarie dopo un simile trauma. La prognosi parla di tre giorni per rimarginare le ferite visibili e invisibili inflitte loro in quella notte nefasta. Ma nonostante tutto, non si sono uditi lamenti né voci accusatorie: un silenzio carico di dignità e rispetto per il giuramento pronunciato all’inizio della loro missione.E così, nell’ombra delle corsie ospedaliere, resta sospeso il ricordo di quell’episodio tragico, mentre le infermiere tornano al loro nobile compito con la consapevolezza che la cura va oltre le ferite fisiche: è anche amorevolezza verso chi soffre e comprensione verso chi perde il controllo. In quel luogo sacro della guarigione si rinnova ogni giorno la promessa solenne di servire con umiltà e coraggio, nonostante i pericoli che possano celarsi nell’oscurità della notte.