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Abbattimento del lupo in Alto Adige: svolta controversa e polemiche

L’evento che ha visto l’abbattimento di un esemplare di lupo nella notte tra l’11 e il 12 agosto in Alto Adige rappresenta un punto di svolta, seppur controverso, nella gestione della fauna selvatica italiana.

Si tratta del primo abbattimento legale di un lupo sul territorio nazionale dopo un intervallo di oltre cinquant’anni, un dato che sottolinea la complessità e la sensibilità della questione.

La decisione, formalizzata con un’ordinanza della Provincia autonoma di Bolzano del 30 luglio, autorizzava l’abbattimento di due lupi nell’area di malga Furgles, a seguito di un’escalation di predazioni che hanno colpito il bestiame tra maggio e luglio, con ben 31 episodi documentati.

Questa azione, sebbene giustificata dalle autorità locali come misura emergenziale per tutelare le attività zootecniche, solleva interrogativi significativi sull’applicazione delle normative europee e nazionali in materia di conservazione della natura.

Il World Wildlife Fund Italia (WWF) esprime profonda preoccupazione, evidenziando come la deroga concessa non sembri pienamente conforme ai criteri stabiliti dalla Direttiva Habitat.

La critica principale verte sulla presunta mancanza di un’adeguata implementazione di misure preventive da parte dell’alpeggio coinvolto.
Secondo il WWF, l’ordinanza provinciale non tiene conto del fatto che predazioni analoghe si siano verificate già nella stagione di alpeggio precedente, suggerendo una mancanza di sistematicità nell’approccio di gestione del rischio.

Inoltre, il parere favorevole dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) viene messo in discussione per le presunte incongruenze con le normative vigenti.

La questione si complica ulteriormente considerando che, a livello nazionale, il processo di declassamento dello status di protezione del lupo – che aprirebbe la strada a una maggiore flessibilità nella gestione della specie – non è stato ancora formalizzato.

Questa condizione legale implica che, ad oggi, il lupo in Italia rimane una specie rigorosamente protetta.
L’azione isolata di abbattimento, pertanto, non appare come una soluzione strutturale al problema delle predazioni, ma piuttosto come un intervento palliativo che rischia di esacerbare le tensioni tra conservazione della fauna selvatica e interessi economici legati all’allevamento.
L’episodio evidenzia una lacuna nella capacità della Provincia di Bolzano di adottare politiche più efficaci e proattive, che promuovano la coesistenza tra uomo e lupo attraverso strategie di prevenzione mirate e innovative, come l’utilizzo di recinzioni elettrificate, la transumanza controllata, la sensibilizzazione degli allevatori e lo sviluppo di sistemi di monitoraggio avanzati.

La vicenda pone, infine, la necessità di un dibattito nazionale più ampio e informato, che coinvolga tutti gli stakeholders, per definire un quadro giuridico e gestionale sostenibile, capace di garantire la conservazione del lupo senza compromettere le attività economiche locali e promuovendo un modello di sviluppo rurale compatibile con i principi della biodiversità.

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