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Acciaierie Venete: Scontro e Sciopero per la Morte di un Lavoratore

Un’onda di sconcerto e rabbia ha travolto le Acciaierie Venete di Borgo Valsugana, culminando in un’adesione massiccia allo sciopero indetto dalle sigle sindacali Fiom, Fim e Uilm.

La protesta, a cui si è unita anche la Filt Cgil per il comparto merci e logistica, è stata generata dalla tragica scomparsa di Amir Rucic, un lavoratore la cui vita è stata spezzata in circostanze ancora da chiarire.

L’evento ha scosso profondamente la comunità aziendale e ha innescato una riflessione urgente e dolorosa sulle condizioni di lavoro e sulla cultura della sicurezza.
Oltre al fermo delle attività nelle Acciaierie Venete, lo sciopero si è esteso per quattro ore alle aziende metalmeccaniche dell’intera provincia, segno della condivisione del lutto e della preoccupazione per la sicurezza sul lavoro che anima i lavoratori del territorio.
A testimonianza della solidarietà, è stata prontamente avviata una raccolta fondi a sostegno della famiglia di Amir Rucic, un gesto concreto di vicinanza in un momento di profondo dolore.

Il corteo di lavoratori, raccolti davanti ai cancelli della fabbrica, ha manifestato apertamente la propria indignazione, esprimendo con forza la convinzione che la sicurezza non sia un optional, ma un diritto umano inviolabile, un dovere inderogabile per ogni datore di lavoro e un fondamento imprescindibile per una convivenza civile e produttiva.

La sicurezza non può essere relegata a semplici adempimenti burocratici o formalità amministrative; richiede un impegno costante, una vigilanza attiva e un sistema di controlli efficaci.

Le rappresentanze sindacali hanno sottolineato la necessità di un cambio di paradigma, un superamento delle attuali pratiche e approcci.

È imperativo che le imprese assumano una responsabilità proattiva, investendo in formazione continua, implementando protocolli di sicurezza robusti e promuovendo una cultura del lavoro improntata alla prevenzione e alla tutela della persona.
Le istituzioni, a loro volta, devono rafforzare i controlli, applicando sanzioni severe in caso di violazioni e incentivando l’adozione di buone pratiche.

La tragica perdita di Amir Rucic non può essere archiviata come una “fatalità”.
Questa definizione, ormai abusata e spesso utilizzata per eludere le responsabilità, è inaccettabile.
Ogni incidente mortale sul lavoro è il risultato di un fallimento sistemico, una concatenazione di negligenze, omissioni e scelte sbagliate.
Occorre indagare a fondo, senza tabù né compromessi, per ricostruire la dinamica degli eventi, individuare le cause profonde e i responsabili.
Solo così si potrà evitare che simili tragedie si ripetano.
La solidarietà alla famiglia di Amir Rucic si traduce in un impegno concreto: spingere per un’inchiesta trasparente e approfondita, garantire che la verità emerga e che la memoria del lavoratore venga onorata con azioni concrete per migliorare la sicurezza sul lavoro e proteggere la vita dei lavoratori.

La sua morte non deve essere vana, ma un monito per un futuro più sicuro e giusto.

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