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Addio Paolo Chiossone: un uomo, un Questore, una guida.

La comunità della Polizia di Stato, profondamente commossa, si stringe al dolore dei familiari del Dottor Paolo Chiossone, figura emblematica che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della sicurezza trentina.

La Questura, con una nota ufficiale, ne celebra la memoria, riconoscendo un percorso professionale segnato da dedizione, integrità e una leadership sottile ma incisiva.

Paolo Chiossone, nato a Messina il 4 luglio 1920, incarnò un’epoca di profondo cambiamento sociale e politico, entrando in servizio nella Polizia di Stato nel 1947.
La sua carriera, costellata di incarichi prestigiosi in diverse città d’Italia – da Enna a Bressanone – culminò in Trentino-Alto Adige, dove il suo legame si fece indissolubile.

L’arrivo a Trento nel 1967, in veste di Capo di Gabinetto, segnò l’inizio di un impegno che lo portò a ricoprire ruoli di crescente responsabilità, fino a diventare Vicario del Questore e, successivamente, Questore dal 1982 al 1985.

L’eredità più significativa di Chiossone risiede nella sua capacità di navigare le turbolenze degli anni ’60 e ’70, un periodo storico caratterizzato da intense contestazioni studentesche, dall’eco dell’Autunno Caldo e da crescenti tensioni sociali e politiche.

In un contesto di profonda instabilità, egli dimostrò un’abilità singolare nel mantenere l’ordine e prevenire escalation di violenza, non attraverso la repressione, ma attraverso una profonda comprensione delle dinamiche sociali e una costante ricerca del dialogo.
La sua leadership si fondava su una visione lungimirante, che riconosceva la necessità di ascoltare le istanze della popolazione e di rispondere con flessibilità e sensibilità, evitando l’escalation del conflitto.

Chiossone non fu semplicemente un amministratore della pubblica sicurezza, ma un punto di riferimento per l’intera comunità trentina, capace di incarnare i valori di legalità, giustizia e rispetto dei diritti fondamentali.

Molti dei suoi collaboratori ne ricordano l’eleganza, la cortesia e l’etica professionale, descrivendolo come un “gentiluomo d’altri tempi”, un esempio di saggezza e onestà che trascendeva i confini della Polizia di Stato.
La sua figura, spesso silenziosa e discreta, fu cruciale per garantire la serenità e la sicurezza di una regione complessa e ricca di sfide.
Il suo contributo va oltre la mera gestione dell’ordine pubblico: ha contribuito a costruire un rapporto di fiducia tra la Polizia e la cittadinanza, fondato sulla trasparenza, la vicinanza e la disponibilità al dialogo.

La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile, ma la sua eredità continuerà a ispirare le nuove generazioni di uomini e donne della Polizia di Stato, chiamati a portare avanti il suo esempio di dedizione, integrità e servizio alla comunità.

I funerali, occasione per un ultimo saluto a un uomo che ha onorato la divisa e amato profondamente la sua terra, si terranno il 21 agosto alle ore 10 presso il cimitero monumentale di Trento.

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