mercoledì, 16 Luglio 2025
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Alto Adige: il tornello che urla aiuto, tra turismo e futuro.

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L’Alto Adige, terra di straordinaria bellezza alpina, si trova ad affrontare una crisi di equilibrio tra accessibilità e sostenibilità.
L’episodio del contadino della Val Gardena, che ha introdotto un sistema di controllo dell’accesso a un punto panoramico, si inserisce in un contesto più ampio di crescente tensione tra le comunità locali e l’impatto del turismo di massa.
Ora, anche i proprietari dei prati di pascolo del Seceda, a Santa Cristina, hanno installato un tornello, un gesto simbolico che trascende la mera implementazione di un dispositivo fisico.

Si tratta di un chiaro grido di allarme, una denuncia proveniente da coloro che incarnano la piccola proprietà, custodi di un territorio fragile e di una cultura radicata, e che si sentono sempre più isolati di fronte alle sfide imposte da un flusso turistico incontrollato.

Il tornello, per quanto conforme alle normative vigenti, rappresenta una metafora potente: non una barriera alla fruizione del paesaggio, bensì un monito, un tentativo di sollecitare un ripensamento delle modalità di accesso e di comportamento all’interno di un ecosistema delicato.

L’accesso libero, sottolineano i proprietari, non sarà negato a residenti, escursionisti e associazioni alpine; il bersaglio è un fenomeno ben più insidioso: un atteggiamento di irriverenza che dilapida risorse naturali, deturpa il paesaggio e mina le fondamenta stesse dell’economia locale.

La devastazione non è solo estetica.
Incidenti gravi, come la tragica perdita di un influencer danese avvenuta nel 2021, evidenziano la pericolosità di un’affluenza incontrollata e la mancanza di adeguate misure di sicurezza.

Un problema cruciale è il costante deviamento dai sentieri segnalati.

Questa pratica, spesso inconsapevole, provoca danni irreparabili ai pascoli, vitali per l’allevamento e l’equilibrio ecologico, e genera un’inaccettabile quantità di rifiuti, inclusi scarti organici e materiali contaminanti.

La richiesta di installare servizi igienici pubblici, più volte avanzata, è rimasta finora inascoltata dall’amministrazione comunale, accentuando il senso di abbandono e solitudine dei proprietari, costretti a subire le conseguenze di un modello turistico non sostenibile.

La vicenda del Seceda non è un caso isolato, ma un campanello d’allarme che dovrebbe stimolare un dialogo urgente e costruttivo tra le comunità locali, le istituzioni e gli operatori del settore, al fine di trovare soluzioni innovative e responsabili, capaci di preservare la bellezza e l’autenticità di un territorio prezioso.

È necessario un nuovo patto, un accordo che ponga al centro la tutela del territorio e il rispetto delle culture locali, garantendo al contempo un’accoglienza turistica consapevole e sostenibile.

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