domenica, 20 Luglio 2025
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Assessora demansionata: scoppia la bufera in Trentino

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La recente vicenda che ha visto demansionata l’assessora Francesca Gerosa dal ruolo di vicepresidente della Giunta provinciale di Trento ha scatenato un’ondata di sconcerto e aperta contestazione da parte delle forze di opposizione al Consiglio provinciale. L’episodio è stato percepito come un segnale allarmante di un deterioramento dei rapporti istituzionali e di un’erosione dei principi di correttezza e trasparenza che dovrebbero animare l’azione di governo.Francesco Valduga (Campobase) ha sottolineato come la gestione del territorio non possa essere relegata a una questione meramente partitica, ma debba rappresentare un impegno condiviso nei confronti dell’intera popolazione trentina. La compattezza dimostrata dalla minoranza, in netto contrasto con le evidenti divisioni all’interno della maggioranza, evidenzia una profonda differenza di approccio alla cosa pubblica. La vicenda del terzo mandato, percepita come un percorso costruito su logiche personalistiche, ha generato un clima di sospetto e ha svelato una dinamica di ritorsioni nei confronti di chi osasse esprimere opinioni divergenti.Filippo Degasperi (Onda) ha esplicitamente denunciato l’utilizzo improprio delle istituzioni da parte del Presidente, sottolineando come l’azione amministrativa appaia sempre più compromessa da interessi personali. Lucia Coppola (Avs) ha lanciato un monito sulla perdita di credibilità del Consiglio, un danno non solo istituzionale ma soprattutto nei confronti dei cittadini. Paola Demagri (Casa Autonomia) ha aggiunto una considerazione cruciale: l’assenza di una reale partecipazione dell’assessora Gerosa alle decisioni strategiche fin dal suo ingresso in Giunta, suggerendo una sottile ma costante delegittimazione del suo ruolo.Alessio Manica (Pd) ha acceso i riflettori su una preoccupante deriva autoritaria, dove la lealtà incondizionata al Presidente sembra essere l’unico criterio di premiazione, mentre la dissidenza è punita con ostracismo. Lucia Maestri, collega di Manica, ha utilizzato termini ancora più forti, parlando di violenza istituzionale, evidenziando come l’azione del Presidente Fugatti possa configurarsi come un’aberrazione rispetto ai principi fondamentali del diritto amministrativo.I gruppi di minoranza hanno espresso l’intenzione di richiedere un’informativa urgente in aula, con l’obiettivo di ripristinare un dibattito costruttivo e trasparente, nel pieno rispetto delle prerogative del Consiglio e dei diritti dei cittadini. Riaffermando la volontà di perseguire la strada dell’Autonomia differenziata, la minoranza ha ribadito l’intenzione di sottrarre l’argomento a strumentalizzazioni politiche, focalizzando l’attenzione sulle reali esigenze della comunità trentina. La vicenda, lungi dall’essere un semplice episodio di riassetto amministrativo, si configura come un campanello d’allarme che mette a rischio il delicato equilibrio istituzionale e la fiducia dei cittadini nelle dinamiche del potere provinciale.

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