lunedì, 14 Luglio 2025
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Bolzano, pedofilia: 8 mesi di patteggiamento per uomo recidivo

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L’uomo, un sessantunenne proveniente da Bolzano, ha riconosciuto la propria colpevolezza in tribunale, patteggiando una pena di otto mesi per violenza sessuale aggravata.

Il caso, che ha scosso la comunità locale, rivela un quadro inquietante di abusi reiterati che si sono protratti per anni, tessendo una rete di manipolazione e sfruttamento nei confronti di minori vulnerabili.
Secondo l’accusa, l’uomo, approfittando di un rapporto di vicinanza con le famiglie di alcune bambine – figlie di inquilini e vicini di casa – le attirava con lusinghe e falsi regali, come ad esempio l’offerta di un letto a castello.
Questo gesto, apparentemente innocuo, fungeva da pretesto per creare un ambiente di intimità che avrebbe poi sfruttato per compiere atti di abuso.
Le manipolazioni includevano simulazioni di gioco, come il solletico, utilizzate per creare un senso di familiarità e abbattere le barriere emotive delle vittime, preludendo a contatti fisici inappropriati.
In un’occasione, la vittima è riuscita a reagire, chiedendo aiuto e liberandosi dalla sua presa, un evento che ha segnato una svolta nella sua esperienza traumatica.
Un altro stratagemma consisteva nell’offrirsi come babysitter dei suoi figli, una promessa che mirava a creare un legame di fiducia e a garantirsi l’accesso alle vittime in assenza dei genitori.
La gravità del caso non si limita agli episodi più recenti, risalenti al 2016 e 2017.
L’uomo è già stato condannato in via definitiva a quattro anni e sette mesi per abusi perpetrati all’interno del suo stesso nucleo familiare, tra il 2007 e il 2014.
Questa precedente condanna sottolinea la natura recidiva del comportamento dell’uomo e rivela uno schema di predazione che si estende nel tempo e coinvolge più vittime.

L’avvocato Nicola Nettis lo assiste legalmente.
Nonostante la gravità dei reati commessi e la sua precedente condanna, l’uomo ha già scontato gran parte della pena, grazie anche alla concessione di una misura cautelare alternativa che gli ha permesso di rientrare in libertà e di reinserirsi nel mondo del lavoro.
Questa circostanza solleva interrogativi complessi sulla gestione della giustizia minorile e sulla necessità di garantire la sicurezza delle potenziali vittime, bilanciando al contempo il diritto alla riabilitazione del condannato.

L’episodio rappresenta una profonda ferita per la comunità, evidenziando la cruciale importanza della vigilanza, della prevenzione e del supporto alle vittime di abusi.

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