martedì 9 Settembre 2025
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Coleottero giapponese: allarme in Alto Adige, rischio per le coltivazioni.

L’incursione del coleottero giapponese (Popillia japonica), già noto per i suoi devastanti effetti in Lombardia e Piemonte, estende ora la sua presenza nel territorio altoatesino, sollevando serie preoccupazioni per il settore agricolo locale.
Il Servizio fitosanitario provinciale ha recentemente confermato la rilevazione di quattro esemplari, un campanello d’allarme che impone massima vigilanza e un’immediata segnalazione di qualsiasi comportamento anomalo osservato nelle coltivazioni.
La Popillia japonica, pur essendo priva di impatti diretti sulla salute umana, costituisce una minaccia significativa per l’integrità della flora locale.
La sua voracità si manifesta attraverso l’attacco a diverse parti delle piante: foglie, frutti e persino le radici, compromettendo la crescita e la produttività delle colture.

Il primo avvistamento documentato è avvenuto il 3 luglio, quando un esemplare è stato intrappolato da una trappola a feromoni, situata lungo la strada provinciale MeBo, in direzione Bolzano.

L’analisi di laboratorio ha successivamente confermato l’identificazione corretta.
Successivamente, la rete di monitoraggio si è estesa, con ulteriori rilevazioni in punti strategici.

Un secondo esemplare è stato recuperato sulla carreggiata settentrionale dell’autostrada del Brennero, precisamente all’altezza dell’area di servizio di Laimburg, mentre un terzo è stato catturato a Gargazzone, nelle vicinanze di un campeggio.

La crescente intensificazione dei controlli, implementata attraverso l’utilizzo di trappole a feromoni e ispezioni mirate effettuate dal Servizio fitosanitario in sinergia con il Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura dell’Alto Adige, ha portato alla scoperta di un ulteriore individuo il 31 luglio, sempre nell’area di servizio di Laimburg Est, a testimonianza della sua rapida disseminazione.

L’introduzione di questo parassita alieno rappresenta una sfida complessa per l’agricoltura altoatesina, con implicazioni economiche e ambientali potenzialmente gravi.
La sua capacità di adattamento e la velocità con cui si riproduce rendono cruciale l’adozione di strategie di gestione integrate, che comprendano misure di prevenzione, rilevamento precoce e controllo biologico, per contenere l’espansione della sua popolazione e mitigare i danni alle colture locali.

La collaborazione tra istituzioni, agronomi e agricoltori si rivela pertanto essenziale per proteggere il patrimonio agricolo dell’Alto Adige da questa nuova e insidiosa minaccia.

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