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giovedì 30 Ottobre 2025

Don Carli e Abusi: Petizione Scuote la Diocesi di Bolzano

La vicenda legata al sacerdote don Giorgio Carli, e la conseguente petizione popolare che ne chiede le dimissioni, continua a scuotere la diocesi di Bolzano e Bressanone, sollevando interrogativi cruciali sulla gestione dei casi di abusi e sulla necessità di una profonda revisione del rapporto tra istituzioni ecclesiastiche e comunità fedeli.

L’iniziale scuse e la revoca della nomina a collaboratore pastorale da parte del vescovo Ivo Muser non hanno placato l’ondata di sdegno e la richiesta di maggiore trasparenza.

Attualmente, la petizione online ha superato le 15.000 firme, un chiaro segnale della profonda ferita che questi eventi hanno inferto all’opinione pubblica.

La vicenda non è un episodio isolato, bensì l’emersione di una problematica più ampia, innescata dalla pubblicazione del rapporto investigativo commissionato alla prestigiosa società di consulenza legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera.
Questo documento, un’analisi approfondita di oltre 600 pagine, ha rivelato un quadro preoccupante: 67 casi accertati di abusi su minori all’interno della chiesa altoatesina.
La decisione della diocesi di commissionare l’indagine è stata inizialmente lodata come esempio di proattività e impegno verso la giustizia, ma i dettagli emersi hanno alimentato la rabbia e la richiesta di responsabilità.

L’ombra di don Carli incombe sulla vicenda.

Anni fa, fu oggetto di un lungo e complesso iter giudiziario, conclusosi nel 2009 con la prescrizione del reato in Cassazione dopo una precedente condanna in appello.

Tuttavia, nel 2013, un Tribunale civile ha condannato solidalmente la diocesi e la parrocchia San Pio X di Bolzano a risarcire la vittima con un ingente somma di 700.000 euro.

Questo verdetto rappresenta un riconoscimento implicito della gravità delle accuse, anche se l’impossibilità di perseguire penalmente il sacerdote a causa della prescrizione ha lasciato un senso di incompiutezza e frustrazione.

Le recenti polemiche hanno amplificato le voci di coloro che denunciano una gestione opaca e tardiva nella presa in carico dei casi di abusi.
La sospensione dal servizio sacerdotale di due preti già condannati per pedofilia, insieme al monitoraggio di altri quattro, è stata interpretata come una misura insufficiente, un palliativo che non affronta le cause profonde del problema.
Il teologo altoatesino Martin Lintner, pur riconoscendo l’importanza di affrontare la questione, esprime preoccupazione per l’atmosfera di sospetto che si è creata, sostenendo che potrebbe ostacolare la trasparenza e la prevenzione.

La vicenda di don Carli e il rapporto Westpfahl-Spilker-Wastl rappresentano una sfida cruciale per la Chiesa cattolica, non solo in Alto Adige, ma a livello globale.

La necessità di creare un ambiente di fiducia, dove le vittime si sentano protette e ascoltate, e dove i responsabili siano chiamati a rendere conto delle loro azioni, è diventata una priorità assoluta.
La petizione popolare e le successive reazioni dimostrano che la comunità, anche quella interna alla Chiesa, non intende tollerare omissioni o silenzi che possano compromettere la sicurezza e il benessere dei più vulnerabili.

L’azione intrapresa dalla diocesi, sebbene tardiva, costituisce un passo necessario, ma incompleto, verso un cambiamento culturale e istituzionale che renda la Chiesa un luogo sicuro e accogliente per tutti.

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