La cronica carenza di docenti a tempo indeterminato nel sistema scolastico trentino si configura come un’emergenza strutturale, destinata a lasciare aperte, all’inizio del nuovo anno accademico, un numero potenzialmente elevato di cattedre. Le proiezioni indicano, con un grado di approssimazione, la possibilità che oltre 400 posizioni rimangano non coperte, perpetuando un ciclo di precarietà che mina la stabilità e la qualità dell’istruzione.L’evoluzione dei posti disponibili per l’immissione in ruolo negli ultimi anni rivela un quadro preoccupante. Nella scuola primaria, si è passati da soli 45 posti nel 2023 a un incremento significativo fino a 215 nel 2025. Tuttavia, la capacità di assegnare questi posti risulta drammaticamente limitata dalla scarsità di candidati idonei provenienti dai concorsi, lasciando inespresso un potenziale educativo considerevole. La situazione si presenta particolarmente critica per le aree di lingua e sostegno, con un deficit stimato di circa 115 posizioni.Analogamente, alla scuola secondaria di primo grado, l’aumento dei posti disponibili dal 2023 al 2025 non si traduce in un rafforzamento del corpo docente stabile, ma in una crescente dipendenza dal personale precario. Le stime della Flc Cgil evidenziano che, dei 134 posti offerti nel 2025, oltre la metà rimarrà vacante. La tendenza si acuisce nelle scuole superiori, dove un numero di posti disponibili in costante aumento (da 210 nel 2023 a 286 nel 2025) non viene compensato dalla disponibilità di insegnanti a tempo indeterminato, lasciando scoperte circa 200 cattedre.Questa paradossale situazione, dove un numero elevato di posizioni rimangono aperte in parallelo alla presenza di un consistente bacino di personale docente precario, è stata aspramente denunciata dai sindacati. L’istruzione trentina, si avverte con crescente allarme, rischia di essere sostenuta in maniera eccessiva e insostenibile sul precariato. Si ipotizza una miopia nella pianificazione a lungo termine del Dipartimento Istruzione come causa principale di questa deriva.Le discipline scientifiche e le materie Stem restano le più colpite, ma anche le discipline umanistiche come italiano, storia e geografia, e l’insegnamento della musica soffrono della mancanza di personale stabile. Un ulteriore elemento di allarme riguarda la figura degli insegnanti tecnico pratici, la cui professionalità è messa a rischio dall’introduzione di nuovi requisiti formativi (necessari a partire dal 2026), con il rischio di una loro quasi scomparsa e, di conseguenza, di un abbandono dei laboratori scolastici. Particolarmente grave è la carenza di docenti di sostegno, che compromette l’accesso a opportunità educative adeguate per gli studenti più vulnerabili.I sindacati ritengono che questa crisi fosse almeno parzialmente evitabile, sostenendo che si tratti di un precariato strutturale, radicato e difficile da eradicare. Anche ipotizzando una reale volontà politica di intervenire, le soluzioni immediate appaiono carenti. L’urgenza è quella di una presa di coscienza da parte della Provincia, affiancata da investimenti mirati a garantire pari diritti per gli insegnanti precari, spesso con anni di esperienza alle spalle, attualmente penalizzati da un trattamento giuridico e contrattuale di serie B. L’intero sistema scolastico, e il futuro delle nuove generazioni, richiedono un cambio di rotta.
Emergenza docenti in Trentino: oltre 400 cattedre aperte.
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