Un drammatico incidente, maturato durante attività di giardinaggio, ha messo a dura prova le competenze e la rapidità di risposta di un team medico trentino.
Un uomo, impegnato nella manutenzione del proprio giardino con una trinciatrice automatica, ha subito un trauma toracico ad alta energia, provocato dall’impatto di un frammento metallico di notevoli dimensioni (circa sette centimetri).
La lesione ha determinato una compromissione del parenchima polmonare destro e, in modo particolarmente grave, ha attraversato la porzione discendente dell’aorta toracica, una struttura vascolare vitale il cui danneggiamento si sarebbe inevitabilmente concluso con esiti fatali se non tempestivamente corretto.
La tempestività del primo soccorso, erogato presso l’ospedale di Arco, e la successiva diagnostica, che ha permesso di delineare la complessità e l’urgenza della situazione clinica, hanno reso necessario un trasferimento immediato al centro di riferimento per cardiochirurgia del Santa Chiara di Trento.
Qui, un team multidisciplinare di specialisti, guidato dal professor Francesco Onorati (cardiochirurgo) e dal dottor Stefano Bonvini (chirurgo vascolare), si è mobilitato per affrontare una sfida clinica di straordinaria difficoltà.
L’approccio terapeutico adottato rappresenta un’innovazione significativa nel panorama della chirurgia vascolare.
In passato, una lesione aortica di tale entità avrebbe richiesto una sostituzione completa della porzione danneggiata, un intervento invasivo e gravato da rischi intrinseci.
Il team trentino ha optato per una tecnica ibrida e combinata, un vero e proprio esempio di sinergia tra diverse specialità chirurgiche.
La fase iniziale, “a cielo aperto”, è stata eseguita per rimuovere il corpo estraneo impigliato nella parete aortica.
Successivamente, una procedura endovascolare, guidata da immagini radiologiche, ha permesso di posizionare una endoprotesi, una sorta di stent rivestito di tessuto, per sigillare la lacerazione e ripristinare l’integrità della parete aortica, preservando la struttura vascolare nativa.
L’intervento, che ha richiesto la coordinazione precisa e l’abilità di numerosi professionisti – il professor Onorati, il dottor Sinelli, la dottoressa Menzione (cardiochirurghi), Sebastiano Tasselli, Valentina Wasserman (chirurghi vascolari), Roberta Zagonel, Ilaria Matteotti (anestesisti) e il chirurgo toracico Gianmarco Ghezzi – si è rivelato immediatamente efficace.
Il supporto cruciale del team di anestesia, guidato dal dottor Turella, è stato determinante per la stabilizzazione del paziente durante le delicate fasi operatorie.
Il successivo percorso in terapia intensiva e il ricovero in cardiochirurgia hanno permesso al paziente di recuperare gradualmente.
La sua dimissione in buone condizioni di salute testimonia l’efficacia dell’approccio terapeutico adottato, che ha coniugato l’esperienza clinica con le più avanzate tecnologie chirurgiche, dimostrando come la collaborazione multidisciplinare possa fare la differenza nel salvare vite umane in situazioni di emergenza.
Questo caso clinico rappresenta un esempio emblematico di come l’evoluzione della chirurgia vascolare, orientata verso tecniche meno invasive e personalizzate, possa migliorare significativamente gli esiti per i pazienti affetti da lesioni complesse.