mercoledì 10 Settembre 2025
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Marmolada: il ghiacciaio si ritira, allarme clima in Dolomiti

Il ghiacciaio della Marmolada, sentinella silenziosa delle Dolomiti, continua a erodere la sua stessa esistenza.

I dati più recenti, frutto della Campagna Glaciologica Partecipata promossa dall’Università di Padova in collaborazione con Arpav Centro Valanghe di Arabba, il Comitato Glaciologico Italiano, rivelano un arretramento medio di sette metri rispetto al 2024, un dato che si accompagna a un progressivo assottigliamento delle sue fronti, un declino inesorabile che esprime il drammatico impatto del cambiamento climatico.
Le fluttuazioni stagionali, come le nevicate di fine agosto che hanno temporaneamente imbiancato il paesaggio glaciale, si rivelano meri intoppi in un trend decennale di ritiro.

L’analisi condotta da Mauro Varotto dell’Università di Padova evidenzia come le temperature estive sempre più elevate, unite a precipitazioni invernali insufficienti, impediscano al ghiacciaio di ripristinare l’equilibrio naturale.
Oltre alla riduzione delle dimensioni, ciò che desta particolare preoccupazione è l’accentuato assottigliamento delle fronti, la crescente esposizione del substrato roccioso e la comparsa di detrito superficiale, segnali inequivocabili di una trasformazione irreversibile.

Il paesaggio glaciale, un tempo monolite di ghiaccio e roccia, si sta progressivamente convertendo in un relitto del passato, un ecosistema fragile e transitorio.

Alberto Lanzavecchia, sempre dell’Università di Padova, sottolinea le ripercussioni di questa crisi climatica sull’industria turistica montana.

La necessità di ricorrere sempre più frequentemente e a quote elevate alla neve artificiale, attraverso l’utilizzo di cannoni nevosi, è una diretta conseguenza della riduzione della copertura nevosa naturale.
Questo intervento, volto a garantire la praticabilità delle piste sciistiche, genera però un paradosso inquietante: l’impiego di tecnologie ad alta intensità energetica per compensare la perdita di un bene naturale, esacerbando ulteriormente il problema.

I teli geotermici, dispositivi impiantati per favorire la produzione di neve, emergono sempre più frequentemente dalla superficie del ghiacciaio, rappresentando una sorta di “altare” dedicato alla pratica dello sci, mentre il ghiacciaio stesso viene progressivamente sacrificato a un modello di sviluppo insostenibile, basato su logiche dissipative.

I dati raccolti consentono di affinare i modelli predittivi sul ritiro dei ghiacciai e di comprendere meglio le implicazioni sulla disponibilità idrica, cruciale per l’agricoltura e l’approvvigionamento idrico delle comunità a valle, e sulla sicurezza dei territori montani, esposti a rischi idrogeologici crescenti.
La Marmolada, in questo senso, non è solo un simbolo della fragilità della criosfera, ma anche un campanello d’allarme per l’intero ecosistema alpino e per la necessità urgente di ripensare i nostri modelli di sviluppo e di adottare strategie di adattamento e mitigazione efficaci.
La sua scomparsa accelerata non è solo la perdita di un monumento naturale, ma la perdita di una risorsa vitale e di un patrimonio culturale inestimabile.

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