Un’onda di preoccupazione e determinazione ha travolto Bolzano, con oltre duemila metalmeccanici scesi in piazza per difendere il futuro dello stabilimento Valbruna e le sue oltre cinquecento lavorazioni.
 Il corteo, un fiume umano proveniente dalla zona industriale, ha confluito in piazza Magnago, di fronte alla sede della Giunta provinciale, esprimendo un’istanza forte e univoca: il ritiro immediato del bando europeo per la vendita dello stabilimento e l’assegnazione diretta alla Valbruna stessa.
La manifestazione non è stata semplicemente una protesta salariale o contrattuale; si è configurata come una difesa dell’identità industriale e del tessuto economico locale.
I rappresentanti sindacali, rivolgendosi ai manifestanti, hanno enfatizzato il rischio di una perdita incalcolabile per la comunità, paragonando la situazione alla sensata decisione presa in Val d’Aosta, dove si era evitato un processo di vendita simile.
La Provincia, secondo l’accusa dei sindacati, sta mettendo a repentaglio non solo i posti di lavoro, ma anche l’esistenza di una realtà aziendale italiana, un’eccellenza nel settore della produzione di resine e film plastici, che incarna un modello di impresa solida e innovativa, sempre più raro nel panorama industriale nazionale, spesso dominato da logiche di delocalizzazione e acquisizioni esterne.
La Valbruna, per i manifestanti, rappresenta più di una semplice azienda; è un pilastro dell’economia locale, un polo di competenze specializzate e un punto di riferimento per l’indotto.
 La sua scomparsa, a seguito di una cessione a operatori esterni, implicherebbe la dispersione di un patrimonio di conoscenze e di esperienze accumulate nel corso di decenni, con conseguenze negative per l’intera filiera produttiva.
La protesta si è conclusa con un incontro tra una delegazione di metalmeccanici e il vice governatore Marco Galateo.
 L’auspicio è che questo dialogo possa portare a una revisione della decisione provinciale e a una soluzione che garantisca la continuità produttiva e il mantenimento dell’azienda nel territorio, preservando il valore del lavoro e la vitalità del tessuto economico bolzanino.
 La vicenda Valbruna si pone, dunque, come un banco di prova cruciale per il futuro dell’industria locale e per la capacità delle istituzioni di tutelare il patrimonio produttivo nazionale, contrapponendosi a dinamiche globali spesso avare di considerazioni sociali ed economiche.
 La pressione dei lavoratori, unitamente all’attenzione mediatica suscitata, potrebbe segnare una svolta nella gestione di questa delicata questione industriale.



 
                                    


