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sabato 8 Novembre 2025

Porfido e ‘Ndrangheta: Il Processo Perfido Entra Nel Cuore

Il secondo atto del complesso processo Perfido, in corso d’udienza presso la Corte d’Assise di Trento, si configura come una ramificazione cruciale dell’inchiesta che ha scoperchiato l’infiltrazione dell’organizzazione criminale ‘ndranghetista nel florido settore estrattivo del porfido trentino.

Lontano dalle luci dei primi verdetti, questo secondo troncone si concentra su un nucleo di figure apicali, quindici “colletti bianchi” accusati di aver tessuto una rete di complicità e corruzione che ha corroso le fondamenta del tessuto economico e politico locale.

Presieduta dalla giudice Elsa Vesco, la vicenda vede sotto accusa professionisti, amministratori pubblici e un ex parlamentare, Mauro Ottobre, presente in aula e assistito dal suo legale, Massimo Corsini, a testimonianza della gravità delle accuse e della portata dell’indagine.

L’imputazione più pesante, quella di associazione mafiosa, pende su Alessia Nalin, Filippo Gioia e Vittorio Giordano, figure chiave che avrebbero contribuito attivamente alla strutturazione e al mantenimento del sodalizio criminale.

La lista degli imputati rivela un panorama di responsabilità diffuse, che si estende dai vertici amministrativi ai rappresentanti politici.

A Domenico Morello, già condannato in appello a dieci anni per associazione mafiosa, si affiancano Bruno Groff, ex sindaco di Frassilongo, e Roberto Dalmonego, ex sindaco di Lona Lases, accusati di aver barattato voti elettorali in cambio di favori e protezione da parte dell’organizzazione.
L’accusa di corruzione elettorale, un elemento pervasivo nella vicenda, sottolinea come il potere politico sia stato manipolato e piegato agli interessi criminali.

Il quadro accusatorio si arricchisce di ulteriori capi d’imputazione che dipingono un quadro di illegalità ramificata.

Pietro Denise e Saverio Arfuso, già condannati nel primo filone del processo, devono rispondere di detenzione illegale di armi e munizioni, mentre Mustafa Arafat e Francesco Favara sono accusati di aver immesso in circolazione banconote false, aggravando ulteriormente il tessuto di reati.

Un capitolo a sé è rappresentato dalle accuse che coinvolgono i militari dell’Arma dei Carabinieri.
Tre di loro, Roberto d’Andrea, Nunzio Cipolla e Alfonso Fabrizio Amato, sono accusati di omissione di soccorso, omessa denuncia e favoreggiamento in relazione al violento pestaggio subito dall’imprenditore cinese Hu Xupai, evento che ha contribuito a svelare la presenza di dinamiche oscure e intimidazioni nel territorio.
Il carabiniere Luigi Sperini, infine, è accusato di aver divulgato atti d’ufficio, compromettendo la segretezza delle indagini.

La gravità del procedimento si riflette nella vasta gamma di soggetti che hanno presentato istanza di costituzione di parte civile.
Oltre ai sindacati CGIL e CISL, la cooperativa AltroTrentino, l’imprenditore Hu Xupai e le amministrazioni provinciali e comunali di Lona Lases, si sono costituiti anche il Presidente del Consiglio dei ministri, affiancato dai Ministeri della Difesa e dell’Interno, a testimonianza dell’interesse nazionale e della necessità di perseguire con fermezza i responsabili di tali gravi illeciti.

La presenza del Governo indica un’indagine di risonanza nazionale, con implicazioni che vanno ben oltre il contesto locale, e che mira a ripristinare la legalità e la fiducia nelle istituzioni.

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