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Val di Fiemme: Olimpiadi 2026, un’esperienza tra sport e cultura.

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Bilancio storico in Alto Adige: 8,8 miliardi per futuro e inclusione.

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Bolzano: cambio al vertice, Cusumano a L’Aquila, Travaglini prefetto.

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Provveditorato a Trento: un’occasione per riformare il sistema penitenziario

La potenziale riconvocazione del Provveditorato Regionale per l’amministrazione penitenziaria a Trento rappresenta una opportunità strategica per rafforzare il tessuto sociale e il sistema di giustizia trentino, inserendosi in un contesto nazionale complesso.
Attualmente, l’Italia conta undici Provveditorati regionali, strutture cruciali per la gestione e il coordinamento del sistema penitenziario, uno dei quali ricopre il territorio che include Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
L’auspicio di Francesco Valduga, consigliere provinciale e voce delle minoranze in Consiglio provinciale, non è semplicemente un ritorno alla normalità, ma un impulso verso una gestione più proattiva e personalizzata dell’esecuzione penale.
Il Provveditorato, in quest’ottica, non sarebbe un mero organo amministrativo, bensì un punto di riferimento essenziale per la progettazione e l’implementazione di percorsi rieducativi su misura per ogni detenuto, tenendo conto delle specifiche esigenze individuali e delle peculiarità del contesto territoriale.

L’adesione dell’Alleanza Democratica e Autonomista (Ada) alla manifestazione indetta dalla Conferenza Nazionale dei Garanti Territoriali testimonia l’impegno concreto delle minoranze in Consiglio provinciale verso una riforma profonda del sistema penitenziario.

La partecipazione a questo evento, purtroppo, non ha rivelato cambiamenti significativi rispetto alle precedenti iniziative di monitoraggio e visita alle strutture carcerarie, evidenziando la persistenza di problematiche strutturali che richiedono un’attenzione urgente e costante.

La riflessione di Valduga sottolinea un aspetto fondamentale: la necessità imperativa che le istituzioni, a livello provinciale e nazionale, superino la mera gestione delle emergenze carcerarie e si concentrino attivamente sulla rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti.

Questo processo non può essere relegato a un’attività marginale, ma deve costituire il fulcro dell’azione penitenziaria, con un approccio multidisciplinare che coinvolga operatori sociali, psicologi, educatori e figure professionali capaci di offrire un supporto concreto e personalizzato.

La riconvocazione del Provveditorato a Trento, quindi, si configura come un’occasione per avviare un vero e proprio cambio di paradigma, passando da un modello custodial-repressivo a un modello rieducativo-integrativo, volto a favorire la responsabilizzazione del detenuto, la riparazione del danno sociale e la costruzione di un futuro più sicuro e inclusivo per tutti.
Si tratta di un impegno che richiede coraggio politico, investimenti mirati e una collaborazione sinergica tra tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni giudiziarie alle associazioni del terzo settore, passando per le famiglie e le comunità locali.
Solo in questo modo sarà possibile trasformare il carcere da luogo di esclusione a opportunità di riscatto sociale.

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